ll diario del lavoro ha intervistato il segretario generale della Cgil Roma e Lazio, Michele Azzola, per fare il punto su come si sta gestendo, nella regione e nella Capitale, l’emergenza Coronavirus. Ma il quadro non e’ rassicurante: ‘’dal Campidoglio nessun segno di vita”
Azzola, immagino che come ogni sindacato siate oberati di lavoro e di chiamate, in questi giorni. Come vi state attrezzando nei confronti dei vostri interlocutori?
Ci arrivano centinaia di richieste ogni giorno. In questo periodo sono stati utilizzati tutti gli ammortizzatori sociali disponibili, da quelli nazionali, la Cigo, il Fondo interno di solidarietà, i fondi degli enti bilaterali e la cassa in deroga che abbiamo firmato negli ultimi giorni. Tutte le aziende, legate a turismo e commercio, negozi, alberghi, ristoranti, stanno usando gli ammortizzatori sociali, come unica soluzione, al momento.
Ma il sistema reggerà?
Ci sarà prima un poi un problema di natura finanziaria ,perché gli ammortizzatori non dureranno all’infinito e i 25 miliardi del governo rischiano di essere esauriti nel breve periodo.
Qual è la situazione nel Lazio, dal punto di vista degli accordi sulla sicurezza dei lavoratori?
Abbiamo due priorità: chiudere quelle fabbriche che per effetto del decreto dovrebbero essere già chiuse, e dotare tutti i lavoratori che invece stanno continuando a lavorare di dispositivi di sicurezza, che sono ancora gravemente insufficienti.
Con le imprese che rapporti avete avuto? Collaborativi?
Abbastanza, si. Per esempio, con Poste siamo riusciti a fare un ragionamento per provare a fare i pagamenti delle pensioni in modo da evitare intasamenti allo sportello, così come altre realtà produttive. Insomma, con tutti si riesce a ragionare, perché credo sia nell’interesse di tutti provare a ridurre i rischi del contagio.
Sono molte le fabbriche che continuano a essere aperte?
Alcune provano a fare le furbe: nonostante l’ultimo decreto continuano ad operare, causando una mobilità eccessiva di persone che invece andrebbe rallentata. Stiamo chiedendo alle prefetture della Regione di adoperarsi, d’intesa con il ministro dell’Interno, per consultare le organizzazioni sindacali sul territorio e verificare se tutte le aziende che hanno mandato comunicazione alla prefettura per restare aperte rientrino realmente nei criteri previsti dal decreto.
Qual è la situazione del trasporto pubblico?
Continua a operare ma è rallentato, sono state ridotte le tratte, come se fosse stato applicato l’orario estivo di agosto, e in fondo adesso c’è meno esigenza. Per fortuna, metro e bus vengono usati poco e non registriamo assembramenti, probabilmente perché le persone si spostano in macchina quando possono. Inoltre, la riduzione del servizio permette di avere maggior tempo per fare una sanificazione dei mezzi pubblici.
Tempo fa lei denunciò la situazione dei lavoratori dell’Ama che raccoglievano la spazzatura addirittura con le mani. Adesso, con questa emergenza sanitaria, la situazione è cambiata?
Abbiamo la fortuna che la produzione dei rifiuti si è drasticamente ridotta. Meno persone in città significa meno rifiuti in giro. Devo dire, però, che continuiamo a trovare un’ azienda irresponsabile che non mette in sicurezza i propri lavoratori, tanto che stiamo registrando i primi contagi anche tra i dipendenti Ama.
Con la regione Lazio come sono i rapporti?
In questo periodo abbiamo trovato una interlocuzione più attenta da parte della Regione, che ha aperto con noi canali quotidiani di confronto sui vari temi che interessano l’emergenza. Pur non condividendo sempre tutto, abbiamo trovato orecchie attente, e stiamo anche lavorando con le prefetture per capire cosa succede nel territorio.
Anche con l’amministrazione capitolina c’è la stessa sintonia?
Scherza? Il comune di Roma è sparito.
Come sarebbe sparito?
Letteralmente. Nel senso che non interloquisce con nessuno. Le migliaia di lavoratori delle società partecipate sono stati lasciati in balia dei dirigenti di quelle aziende. Tutto perché il Comune di Roma, lo voglio ripetere, è sparito dalla discussione sull’emergenza.
D’accordo che gli incontri dal vivo sono da evitare, ma dal Campidoglio nemmeno una chiamata, una mail, niente?
Noi, come sindacato, abbiamo avuto un’unica interlocuzione sull’emergenza coronavirus con il vice-sindaco Luca Bergamo, il giorno prima della chiusura delle scuole. Da allora niente piu. L’amministrazione capitolina si è chiusa in se stessa, pensando di essere autosufficiente, e sbagliando. Oltretutto, ci dovrebbe anche essere un senso di responsabilità di tenere insieme la città, in un momento difficile come questo. Ma non sembra sia la priorità del sindaco.
Cosa sta facendo allora l’amministrazione?
Hanno fatto alcuni provvedimenti, anche interessanti, ma che non si conoscono se non per cenni. Per esempio hanno sospeso le rette per gli asili, dato che sono chiusi: ci mancherebbe altro che si pagassero. Inoltre esiste un tema sociale a Roma che dovremmo gestire con un confronto continuo con il comune, abbiamo chiesto di ragionare in termini di supporto a tutte le fragilità della città. Ma non è materia di cui la sindaca ami occuparsi.
Ci vorrà pensare da sola, forse?
Ma magari! Se ci pensasse da sola noi saremmo contenti, non è che abbiamo invidia, è che non ci pensa proprio.
Facciamo finta che vi accolga a braccia aperte, a un metro ovviamente. Cosa potreste fare di concerto con l’amministrazione?
Mettere in piedi un piano concreto di emergenza sociale, per esempio, per stare vicino alle persone anziane. Pensi a quanti hanno interrotto i rapporti familiari, viste le difficoltà di spostamento e il recente inasprimento delle sanzioni sulla mobilità. Abbiamo quindi più volte chiesto alla sindaca, al vice-sindaco o all’assessore competente, di confrontarci per provare ad avviare dei servizi in merito, come la consegna a domicilio dei farmaci o del cibo.
Ed è fattibile in termini economici?
Si, anche perché il Comune in questa fase sta risparmiando molto. Ad esempio, tutte le risorse destinate alle pulizie delle scuole sono bloccate e si potrebbe immaginare di dirottare quelle risorse per aiutare le persone anziane in questa fase, creare un servizio che includa e non li faccia sentire soli.
Avete provato a proporla al sindaco?
La Raggi non ha risposto alle nostre richieste di incontro. Non risponde alle domande che gli poniamo. E non risponde nemmeno l’assessore competente al sociale. È impressionante.
Emanuele Ghiani