Il responsabile delle relazioni industriali del Gruppo Nestlé, Gianluigi Toia, è soddisfatto del rapporto che ha tenuto in queste settimane con il sindacato. Tanta interlocuzione nei siti produttivi, accordi su tutti gli aspetti critici, allargamento poi a tutto il gruppo dei migliori risultati. Sempre in un dialogo intenso con la parte sindacale, le Rsu in loco, i dirigenti nazionali per le grandi decisioni, come quando si è rinunciato a ricorrere alla cassa integrazione per non dragare risorse pubbliche. Un esempio per tutti.
Toia, come avete gestito le relazioni industriali nel gruppo Nestlé in questa emergenza?
Il nostro sistema di relazioni industriali è articolato su interlocuzioni locali e confronti nazionali. In questo mese e mezzo l’interlocuzione locale è stata continua, permettendo di mettere in piedi le azioni necessarie ad assicurare la sicurezza delle persone, in un sito piuttosto che in un altro a seconda delle esigenze. E in questo modo è stato possibile sperimentare e sviluppare le conoscenze necessarie per allargare poi a tutto il Gruppo le esperienze maturate. Con l’obiettivo duplice di mettere in sicurezza i lavoratori e garantire la continuità dell’attività produttiva alimentare e l’approvvigionamento dei punti vendita.
Decisioni diverse a seconda delle situazioni?
Sì, quando necessario. Questo ci ha dato modo di rispondere immediatamente alle esigenze e alle specificità locali e di sperimentare subito, sin dalle prime avvisaglie della crisi, nei diversi siti, vari strumenti: i premi presenza, il controllo della temperatura in ingresso, il distanziamento sociale, tutte cose che poi abbiamo trovato indicate nel protocollo condiviso tra governo e parti sociali per la protezione delle persone.
E poi avete allargato le singole decisioni a tutto il Gruppo.
Sono state estese a tutto il Gruppo e vengono applicate a seconda delle necessità. Inoltre, abbiamo attivato una serie di altre iniziative collaterali, dal supporto fornito dai nostri medici competenti, allo sportello psicologico, tante per citarne alcuni.
Con le segreterie sindacali nazionali di categoria abbiamo concordato di assicurare la piena retribuzione a tutti i lavoratori che, in questa fase, sono costretti a sospendere o ridurre l’attività. Ma soprattutto abbiamo deciso di farlo attraverso dei permessi retribuiti, senza ricorrere alla cassa integrazione. Abbiamo ritenuto e che, in questo momento, fosse poco coerente da un lato fare donazioni a supporto delle attività del sistema sanitario nazionale e dall’altro drenare risorse pubbliche attingendo alla cassa integrazione. Abbiamo preferito assicurare a tutti i lavoratori l’integrità della retribuzione facendocene totalmente carico, convinti che questo rientri in una logica di responsabilità sociale che, oggi più che mai, deve essere dimostrata nei fatti.
Assicurando così a tutti la vostra attenzione.
Abbiamo cercato di salvaguardare a seconda dell’evenienza le singole situazioni, che erano le più disparate. Nella nostra fabbrica a Benevento, che produce pizze surgelate che in questo periodo ha molte richieste, abbiamo dovuto incrementare i turni di lavoro. In un altro sito produttivo in Lombardia, un territorio difficile per la gravità dell’epidemia, avevamo la necessità contraria. Abbiamo cercato di dare coerenza a tutto.
Sempre in accordo con la parte sindacale.
L’interlocuzione con le rappresentanze dei lavoratori è per noi prassi continua, in questa fase è diventata quasi quotidiana. Ed è stato molto importante il rapporto con le Rsu. Le faccio un esempio: quando abbiamo iniziato a misurare la temperatura dei lavoratori all’ingresso, ben prima che lo richiedesse la normativa, ci siamo scontrati con il divieto di fare indagini sulla salute dei dipendenti previsto dallo statuto dei lavoratori. Grazie all’intervento delle Rsu è stato chiaro a tutti che si trattava di una misura a tutela della sicurezza dei lavoratori, senza nessun intento di indagare indebitamente sul loro stato di salute.
Relazioni sindacali intense, produttrici di risultati concreti. Pensa che di questo si farà tesoro nel futuro?
Leggere il futuro è molto difficile, ci sono mille variabili possibili. Forse la cosa migliore è leggere bene il presente per capire il futuro. Io vedo emergere una tendenza alla polarizzazione cui dovremo prestare molta attenzione. Dove l’interlocuzione era tipicamente affidata alle Rsu, si è rafforzata la capacità di rappresentanza sindacale. Dove invece non c’era questa abitudine, mi riferisco al lavoro impiegatizio, l’adozione massiccia dello smart working, ha aumentato la frammentazione, si è fatto maggiormente ricorso al rapporto diretto tra azienda e persone. Non che questi lavoratori non abbiano bisogno di essere rappresentate, ma questo bisogno deve essere intercettato con nuove modalità e su questo occorrerà riflettere, tanto più considerando che il ricorso al lavoro agile sarà sempre più diffuso. Credo anche che le esigenze e i bisogni di queste persone, diciamo senza vincoli di location, debbano essere portate a sintesi per non dover fare i conti poi con paure e timori individuali.
E’ stato importante questo doppio binario mai abbandonato, dell’interlocuzione con le Rsu, ma anche con i sindacati nazionali?
Tutti gli accordi importanti, per i premi, per la garanzia retributiva senza ricorso alla cassa integrazione, li abbiamo fatti con i vertici dei sindacati di categoria. Lo abbiamo fatto anche per dare una cornice di riferimento comune a tutto il Gruppo, per far sentire l’unità del Gruppo. Ciò contribuisce a creare orgoglio nelle persone, senso di appartenenza e condivisione delle scelte. Non attivare la cassa integrazione e garantire la piena retribuzione, ad esempio, è stato visto in modo molto positivo. Con i nostri accordi ci siamo impegnati formalmente a dare concretezza al nostro impegno in favore delle persone e alla nostra responsabilità sociale verso il Paese nel quale viviamo e lavoriamo.
Massimo Mascini