In questi giorni di clausura coatta ma necessaria le voci femminili si sentono, eccome che si sentono, anche e soprattutto a livello internazionale! Ci fa piacere ascoltare le riflessioni della Presidente della Confederazione Elvetica, Simonetta Sommaruga, esponente di spicco delle donne socialiste, che guida il Dipartimento federale dell’ambiente, dei trasporti, dell’energia e delle comunicazioni.
Ci inorgogliscono i resoconti delle inviate speciali che dai luoghi della pandemia ininterrottamente ci tengono informate e il garbo deciso e competente delle giornaliste che attraverso i tg e i programmi dedicati ci informano quotidianamente.E a proposito: vorrà dire qualcosa se ad essere più chiare e meno narcisiste ci sono studiose come Ilaria Capua che ci spiegano bene i percorsi del virus maledetto e dottoresse infermiere volontarie straordinarie che non compaiono mai in Tv, ma strette nei camici azzurri dietro a occhiali impersonali, ci sorridono negli ospedali! E ancora a proposito vorrà ben dire molto se a occupare posizioni apicali oggi in Europa ci sono diverse donne come Ursula von der Leyen alla guida della Commissione, Christine Lagarde alla presidenza della BCE e Angela Merkel quale cancelliera della Germania unificata. Alcuni le identificano con il male assoluto, altri no. Noi no. Anzi.
Fatto sta che, a livello planetario, l’Europa rappresenta senz’alcun dubbio il punto più avanzato per una politica della giustizia sociale, dell’impegno ambientale oltre che della parità. Teniamocela cara! Sul sito di un ormai storico centro culturale milanese, La libreria delle donne fondata nel 1975, la prima libreria femminista d’Italia, scrive riflessioni curiose e sincere Marina Santini sull’emergenza che stiamo vivendo che pare aver messo ordine tra quello che la politica delle donne ha chiamato politica prima, quella del giorno per giorno, della quotidianità fatta di cura e attenzioni, dove donne e uomini si relazionano fra di loro e mediano per la soluzione di problemi che sentono propri e impellenti, e la politica in seconda battuta, quella delle istituzioni, dei governi, quella che non funziona senza la prima se perde il contatto con le persone.
E poi sentiamo la presenza di Alessia Mosca già deputata europea che dall’associazione Fuori Quota organizza tramite Skype momenti di confronto interessanti come i problemi che siamo chiamati oggi a risolvere sulla scuola sbarrata agli studenti ma che vive attraverso l’impegno degli insegnanti.E ancora Oganizza il webinar sui temi del lavoro “smart” e dell’istruzione online. Due modalità a cui tutto il mondo quasi è stato spinto involontariamente ma dalle ripercussioni importanti per ridisegnare il futuro.O ancora Paola Severini che con TG Parlamento fa sentire la voce delle caregiver familiari ,in maggior parte donne , che soffrono una doppia discriminazione nella solitudine e nell’abbandono.
Noi come TutteperItalia sul nostro sito www.TutteperItalia.it teniamo al corrente degli sviluppi economici e sociali con una nostra Piattaforma di idee e proposte di buon senso senza presunzione di completezza ma snocciolando analisi e idee libere e forti. Europa significa interesse comune, non una sommatoria di interessi nazionali. L’Italia, purtroppo, in questa fase di negoziato europeo che si concluderà ci auguriamo il 23 aprile, ha invece camminato lungo il sentiero accidentato del pretendere solo aiuto e solidarietà. Oltretutto, puntando i piedi di un “gigante di argilla” aggiungendo fino ad oggi strali indecorosi per non vedersi concedere quanto reclamato in cui vale la mediazione e non l’arroganza.
Noi rischiamo oggi nel cd mondo integrato, sottratto con grande fatica ai patti spartitori che per decenni hanno regolato gli equilibri planetari, e tanto più nel mondo che verosimilmente si andrà a definire dopo che questa tempesta sarà passata – lo scenario più probabile che sarà quello di Cina, Usa e Russia che combattono sul terreno del Vecchio Continente la battaglia della supremazia : noi sappiamo bene che l’integrazione europea non è più una speranza , ma una necessità imprescindibile per non finire per essere terra di conquista e di progressivo impoverimento, non solo economico,ma anche e soprattutto sociale e valoriale. Quello che serve non è il pur nobile mutuo soccorso tra diversi, ma la creazione di un nuovo interesse nazionale, inteso come europeo a cui dobbiamo contribuire con proposte realizzabili.L’Italia cambi rotta e in fretta. Conte cambi rotta e subito.
E’ evidente che l’Italia, per bieche ragioni di politica interna (più dentro al governo che fuori, nonostante le sguaiate lamentazioni di Conte che non credo sia così amato dagli italiani come alcuni sondaggi ci rappresentano), ha scelto gli argomenti sbagliati nella lunga trattativa europea: da un lato ha chiesto solidarietà – un concetto che non ha nulla a che vedere con l’idea che si debba creare debito federale – e dall’altra ha tentato l’azzardo calando la carta del ricatto “o gli eurobond o facciamo da soli”. Un gioco cui ora rischia di rimanere impiccata la nostra terra se Macron (non certo Conte) non riuscirà, o non vorrà nemmeno provare, a convincere la Merkel ad aprire, trascinando con sé Olanda, Austria e Finlandia, a qualcosa di più concreto del Recovery Fund accennato nel compromesso con cui si è concluso il lungo e travagliato vertice dell’Eurogruppo. Perchè è evidente che un simile strumento, essendo finanziato dal budget Ue, comporterà negoziati dai tempi lunghi percchè si deve rimettere in discussione tutto il bilancio europeo appena identificato dalla Comissione e dal Parlamento nuovo eletto e già scardinato dalla pandemia.
L’Italia ha come altri europaesi bisogno di sussidiarietà reciproca : ha invero una potenza di fuoco molto limitata, mentre c’è bisogno di tanto e subito. La verità ed è bene dirlo è che gli unici soldi veri che in questo momento abbiamo a disposizione per fronteggiare l’emergenza e le sue conseguenze arrivano tutti dall’Europa, tra la sospensione del patto di stabilità (Commissione europea) che ci ha consentito il pur striminzito decreto “cura Italia” (25 miliardi), l’acquisto del nostro debito pubblico pari a un terzo del fabbisogno annuo (250 miliardi, Bce) e la possibilità di attingere al fondo Sure per la disoccupazione (100 miliardi), ai 240 miliardi che la Bei fornirà sotto forma di prestiti e garanzie alle imprese, ma soprattutto ai 900 miliardi che la Bce mette a disposizione per acquisti di titoli sovrani e privati.
Diciamo la verità: né la ripartenza né tantomeno la ricostruzione del tessuto economico del Paese passano per il “decreto liquidità” e i 450 miliardi sbandierati come “poderosi”. In realtà la misura è a saldo zero, considerato che il Parlamento non ha ancora autorizzato alcuno scostamento di bilancio, e ha nei tempi esecutivi il difetto maggiore , visto che i 25 mila euro assegnati alle Pmi, pur essendo completamente garantiti dallo Stato, non sono ancora stati erogati, e gli altri meccanismi di finanziamento prevedono un’istruttoria che, se fatta con i tempi e le procedure standard, li rende inutili. E questo mentre in altri paesi (Germania, Francia, Svizzera) i soldi sono già sui conti correnti delle aziende.
In buona sostanza la verità è che senza i soldi della Bce, quelli del passato e quelli appena stanziati, l’Italia sarebbe già saltata per aria, e senza le erogazioni delle istituzioni europee, pur onerose, certo non si potrebbe rialzare. L’Italia, dunque, si presenti al Consiglio Europeo del 23 aprile senza preclusioni – che sono in buona misura retaggi ideologici e che comunque non possiamo permetterci – ma con la determinazione a trattare a 360 gradi, dalla regole del MES alle modalità e consistenza del Recovery Fund. Sapendo che nell’Unione la negoziazione è elemento fondante come ha sempre scritto e fatto nel suo ruolo di studioso pragmatico l’amico di sempre Marco Biagi, il che richiede di saper fare strategia, competenza e capacità negoziali e di coalizione.Colau e i 17 non hanno la bacchetta magica e ci metteranno le loro idee ma la macchina è in mano ad un Governo che non sa governare e che tiene per il collo il presente e il futuro nostro e dell’Europa.Questa è la verità.
Alessandra Servidori