Il Labour Film Festival non si ferma. Seppure in formato ridotto, e con posti limitati causa pandemia, la più significativa rassegna nazionale di cinema e lavoro anche quest’anno si farà. Sempre a Sesto San Giovanni, nella città delle fabbriche. E nella sua programmazione due serate speciali saranno dedicate ai lavoratori dei settori più colpiti dal coronavirus: sanità e istruzione.
Giovedì 17 la rassegna avrà al centro il mondo della scuola, con la proiezione di due pellicole: “Marco Polo” di Duccio Chiarini e, a seguire, “L’anno che verrà” di Mehdi Idir e Grand Corps Malade. Esperienze simili, in differenti contesti: l’Istituto Tecnico per il Turismo Marco Polo alle porte di Firenze, nel quartiere periferico dell’Isolotto, e una scuola media con ragazzi difficili nella cittadina di Saint Denis, al centro della Francia.
Giovedì 15 ottobre, la serata conclusiva del festival affronterà la condizione degli operatori sanitari. Sul grande schermo si proietta il film di Nicholas Philibert “In ogni istante”, che concentra la propria attenzione sulla vita, il lavoro e la formazione degli infermieri.
Giunta alla sedicesima edizione, la manifestazione, che annovera tra i media partner anche il Diario del lavoro, nel 2020 avrà un formato leggermente differente rispetto agli standard degli ultimi anni.
Mentre si dilata la durata, da giovedì 3 settembre a giovedì 15 ottobre, si riduce il numero complessivo dei giorni di proiezione, che saranno quattordici. Questa variazione, però, non ha intaccato il livello delle proposte che, anzi, ha portato ad una selezione di prodotti di maggiore qualità.
Nutrita la partecipazione degli autori. Hanno confermato il loro intervento i registi: Pietro Marcello, Francesco Clerici, Mimmo Calopresti e Walter Bencini. A causa Covid 19, non saranno però in sala, ma introdurranno le loro opere via Skype.
Tra le tante proposte che caratterizzano l’edizione 2020 del Labour Film Festival si segnala in particolare l’anteprima del film “On va tout Péter” di Lech Kowalski, vincitore dell’ultimo Filmmaker Festival, il racconto della battaglia degli operai della GM&S, una fabbrica francese di parti di ricambio per il settore dell’automobile a rischio chiusura e che i lavoratori minacciano di far esplodere. Vicenda che il regista ha seguito fin dal 2017.
Per il capitolo dedicato ai mestieri del cinema figura in cartellone “L’ultimo uomo che dipinse il cinema” di Walter Bencini, un viaggio nel mondo di Renato Casaro, uno dei più importanti illustratori al mondo del manifesto cinematografico.
La giornata di lunedì 28 settembre prevede un omaggio ad Andrea Segre con il recupero, il pomeriggio, del film “Io sono Li” del 2011, storia di una lavoratrice immigrata cinese, e, la sera, la proiezione del recente “Il pianeta in mare”, una fotografia della Marghera industriale illustrata attraverso le voci di operai, manager, camionisti e della cuoca dell’ultima trattoria ancora aperta.
La manifestazione conferma la sua formula vincente, con la suddivisione delle proposte in tre distinte sezioni: Labour.short, Labour.doc e Labour.film. In particolare, per la sezione dei corti saranno presentati ben sette filmati, suddivisi in due serate. Rara occasione per conoscere autori e prodotti che difficilmente trovano spazio altrove.
Per la sezione dei documentari si segnala “Siamo qui da vent’anni”, di Sandro Bozzolo, che illumina l’agricoltura piemontese nel segno di una globalizzazione del mercato del lavoro che sopperisce alla mancanza di manodopera locale.
Non manca, come da consuetudine, la ripresa di pellicole di grande richiamo come “Martin Eden” di Walter Bencini, “Parasite” di Bong Joon Ho e “Sorry we missed you” di Ken Loach.
La rassegna, con il patrocinio del Servizio per la vita sociale e il lavoro della Diocesi di Milano e di Europa Cinemas, è promossa da Acli e Cisl Lombardia, con il cinema Rondinella di Sesto San Giovanni, dove avverranno tutte le proiezioni, in via Matteotti 425.
Il programma completo è su http://www.cinemarondinella.it/Labour.html
Costantino Corbari