Oggi e lunedì prossimo due scioperi allo stabilimento ex-Ilva di Taranto. Si tratta di due iniziative di lotta proclamate unitariamente dai sindacati dei metalmeccanici, Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil. Iniziative che non riguardano però l’intero stabilimento, ma due specifici reparti. Ad astenersi dal lavoro per 24 ore, oggi, sono gli addetti al reparto denominato Pla2, ovvero Produzione lamiere 2. Lunedì 7 saranno invece chiamati a scendere in sciopero i loro colleghi del cosiddetto Laf (Laminatoio a freddo).
Con una nota datata 29 agosto, i rappresentanti tarantini delle tre sigle sindacali hanno spiegato che, a monte di queste due giornate di sciopero, ci sono alcune decisioni assunte unilateralmente dall’attuale proprietà – ArcelorMittal Italia, proiezione del colosso franco-indiano ArcelorMittal – in materia di organizzazione del lavoro. In particolare, i sindacati si riferiscono alla eliminazione dei cosiddetti “rimpiazzi”, ovvero di quei lavoratori che vengono chiamati in sostituzione di quei loro colleghi che, pur essendo stati assegnati a un determinato turno, possono risultare poi assenti a causa di diversi motivi.
Secondo Fim, Fiom e Uilm tarantine, “l’eliminazione della figura del ‘rimpiazzo’ genera di fatto un ricorso programmato allo straordinario”. Il che stride in una fase in cui più di 8.000 addetti sono stati posti in Cassa integrazione straordinaria per Covid19. Da ciò la decisione sindacale di avviare un “percorso di mobilitazione attraverso lo sciopero nei reparti in cui sono state apportate modifiche all’organico”, oltre che attraverso la proclamazione dello “stato di agitazione in tutto lo stabilimento”.
Nella stessa nota, i sindacati tarantini accusano anche ArcelorMittal di continuare a “tagliare sul personale”, nonché “sulle manutenzioni ordinarie e straordinarie”. I sindacati denunciano inoltre le “continue fermate di alcuni impianti” causate da “mancanza di interventi programmati”. E qui, spostando l’interlocutore dall’Azienda all’Esecutivo, la nota si conclude con una secca affermazione: “Il Governo è avvisato”.
Sui motivi per cui i sindacati chiamano in causa l’attuale Governo Conte torneremo più avanti. Quello che ci preme dire subito, invece, è che alla ripresa della vita politica nazionale, dopo una pausa estiva più breve del solito, la vicenda della ex-Ilva, ovvero la più complessa vicenda industriale che il nostro Paese abbia conosciuto da secondo dopoguerra a oggi, appare scomparsa dalle prime pagine dei giornali, nonché dai notiziari radiofonici e televisivi. Il che non significa, però, che l’incertezza sul destino produttivo di quello stabilimento che costituisce, insieme, il più grande centro siderurgico dell’intera Europa e il più grande insediamento industriale del nostro Mezzogiorno, sia stata in qualche modo risolta. Significa, semmai, che la vicenda Ilva appare oggi dispersa – da Milano a Taranto, passando per Roma – in mille rivoli, ognuno dei quali sembra seguire la propria via, senza che ci sia qualcuno che si mostri capace di indirizzarne l’evoluzione verso uno sbocco positivo.
Vediamo dunque un rapido elenco di luoghi e date dei più recenti accadimenti e dei conseguenti prossimi appuntamenti.
A Milano, il 1° settembre, si è svolto presso la Camera arbitrale il primo incontro tra l’Ilva in Amministrazione straordinaria e ArcelorMittal in merito alla controversia che oppone la prima alla seconda circa il mancato pagamento di quote del canone di affitto e di altre spettanze. Il tutto per un totale di oltre 200 milioni di euro. Prossimo appuntamento, il 15 settembre, data in cui ArcelorMittal dovrebbe formulare una proposta migliorativa rispetto a quella già presentata.
A Taranto, invece, venerdì prossimo, ovvero l’11 settembre, dovrebbe insediarsi, presso la Prefettura, un’inedita cabina di regia il cui scopo sarà quello di risolvere il contenzioso che oppone le aziende dell’indotto a AM Italia. Come è noto, infatti, il grande centro siderurgico della ex-Ilva si avvale da sempre della collaborazione di numerose aziende minori fornitrici di servizi. Aziende che costituiscono parte significativa del tessuto produttivo tarantino e che, attualmente, rivendicano da ArcelorMittal crediti il cui ammontare si avvicina ai 40 milioni. Il progetto de dare avvio all’attività di questa cabina di regia è, peraltro, il frutto di una conference call che si è svolta mercoledì 2 settembre e cui hanno partecipato il Governo, ArcelorMittal, Confindustria e Confapi di Taranto, nonché la Camera di Commercio e la Prefettura della città ionica.
Sempre mercoledì 2 settembre, ma prima della succitata conference call, l’Amministratore delegato di AM Italia, Lucia Morselli, ha avuto un incontro “di persona” con i Segretari generali di Fim, Fiom e Uilm; e cioè, rispettivamente, con Roberto Benaglia, Francesca Re David e Rocco Palombella. I dirigenti sindacali hanno colto l’occasione per parlare sia, direttamente, all’Azienda che, indirettamente, al Governo.
Rispetto a ciò che è stato detto al primo interlocutore, il nuovo Segretario generale della Fim, Roberto Benaglia, ha dichiarato che i sindacati “hanno segnalato ai vertici aziendali il deterioramento di alcuni aspetti gestionali e di manutenzione degli impianti” del sito tarantino. Problemi, questi, che “ormai si trascinano da troppo tempo e non sono più accettabili”.
Sempre secondo Benaglia, per i sindacati ci sono aspetti relativi all’organizzazione del lavoro che “necessitano di una gestione più oculata degli orari”; e ciò, soprattutto, perché “ancora troppi sono i lavoratori in Cassa integrazione”. Tutti aspetti su cui, ha aggiunto Benaglia, “ci aspettiamo che l’Azienda garantisca relazioni sindacali più coinvolgenti a livello di sito”.
E veniamo adesso a quello che potremmo definire come il secondo interlocutore, ovvero l’Esecutivo. “ArcelorMittal – ha detto Rocco Palombella, Segretario generale della Uilm – ha rappresentato che (…) gli effetti della pandemia hanno peggiorato una condizione già critica all’interno dei vari stabilimenti. A questo punto non è più rinviabile un incontro con il Governo, senza attendere la data delle elezioni regionali.”
“L’Esecutivo – ha aggiunto Palombella – ci deve spiegare quali sono le intenzioni e le azioni che vuole mettere in campo per il futuro della più grande acciaieria europea, dal punto di vista ambientale, occupazionale e sociale.”
Ora non si deve credere che i sindacati dei metalmeccanici abbiano fatto appello al Governo solo come soggetto di politica industriale. Ricordiamo, infatti, che secondo le intese definite tra Azienda ed Esecutivo nella primavera scorsa, senza peraltro coinvolgere i sindacati, il gruppo pubblico Invitalia dovrebbe fare il suo ingresso nella ex-Ilva, affiancando ArcelorMittal. Una partecipazione, questa, le cui proporzioni e le cui modalità sono peraltro ancora in gran parte da definire. E tutto ciò mentre, come è ampiamente noto, a fine novembre la stessa ArcelorMittal ha il diritto di uscire dalla ex-Ilva pagando una penale di “soli” 500 milioni.
Al momento, però, ha sottolineato Palombella, “la trattativa tra la multinazionale e il Governo è ferma da fine luglio, mentre le condizioni dei lavoratori e degli impianti peggiorano quotidianamente”. Perciò, ha concluso il leader della Uilm, i sindacati chiedono “un immediato confronto con l’Azienda” e con “l’Esecutivo”.
Come è noto, a parte i sempre possibili effetti politici a livello nazionale, le elezioni regionali del 20 e 21 settembre riguardano anche la Puglia, ovvero una Regione il cui Presidente, Michele Emiliano, ha cercato, in ogni modo, di giocare un ruolo da protagonista nelle vicende della ex-Ilva. E’ dunque comprensibile che vi sia molta attesa sulla sua riconferma o su una sua mancata rielezione. Solo che, fatti i conti della tornata elettorale di fine settembre, si sarà praticamente già a ottobre. E a quel punto mancheranno meno di due mesi alla fine di novembre.
La richiesta di un incontro urgente con Azienda e Governo, avanzata in settimana dai leaders dei sindacati dei metalmeccanici, appare dunque ampiamente motivata. Se non ci sarà qualcuno capace di riprendere in mano questa vicenda, conducendola verso uno sbocco utile non solo per i lavoratori di Taranto e degli altri stabilimenti, ma per tutto il nostro sistema industriale, la pura dinamica dei singoli fronti su cui la vicenda stessa si è venuta articolando non promette nulla di buono.
@Fernando_Liuzzi