Come componente di ESN Social Services in Europe, una rete di supporto dei servizi sociali della Commissione Europea alla quale aderisco come Presidente Nazionale di Tutteperitalia, abbiamo partecipato al seminario annuale dello European Social Network (ESN), che si è tenuto il 12 e 13 novembre, e durante il quale abbiamo analizzato la valorizzazione della qualità nell’assistenza a lungo termine (LTC). In Europa, la domanda di assistenza a lungo termine per la popolazione anziana è in crescita ed è destinata ad aumentare moltissimo nei prossimi anni. Generalmente, la risposta a questa domanda in Europa differisce a seconda delle norme culturali, per cui in alcuni paesi (Portogallo, Irlanda, Italia e Spagna) le famiglie sono solite occuparsi dei parenti anziani, in altri (Francia, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito) lo Stato si fa avanti e fornisce il proprio sostegno.
Tuttavia, a fronte di famiglie sempre meno numerose e di una maggiore longevità, si sono registrati cambiamenti significativi nel soddisfare le richieste di assistenza a lungo termine degli anziani e le autorità pubbliche di tutta Europa si sono impegnate ad adottare modelli diversi per garantire la copertura, l’accessibilità e la sostenibilità. I Principi delle Nazioni Unite sui Diritti degli anziani (Dichiarazione di Madrid) sostengono il diritto fondamentale di tutti gli individui a rimanere integrati e a partecipare alla vita sociale e sollecitano interventi a sostegno dell’indipendenza e dell’autonomia degli anziani e servizi “che aiutino le persone a raggiungere un livello ottimale di efficienza”. Questo principio si è prestato non poco al cambiamento di paradigma dell’assistenza ai gruppi vulnerabili in Europa negli ultimi 20-30 anni, in particolare alle persone anziane.
In Europa, le strategie di sviluppo del welfare di comunità si sono concentrate non solo sulle considerazioni relative ai diritti umani, per una transizione da strutture istituzionali o residenziali ad alternative basate sulla comunità, ma anche sulle considerazioni economiche, secondo le quali i risultati complessivi raggiunti per gli anziani grazie al welfare di comunità sono stati più convenienti in termini di costi rispetto all’assistenza istituzionale/residenziale. Pertanto, le opzioni di assistenza più efficienti, in grado di offrire la migliore qualità secondo gli standard internazionali e nazionali, dovrebbero essere basate sulla comunità. Per garantire la qualità dell’assistenza e la sua prestazione occorre attenersi a una serie di principi importanti. Questi includono: centralità della persona, disponibilità, accessibilità, convenienza economica, completezza, continuità dell’assistenza e centralità dei risultati. Sia che si tratti di operatori o di commissari dei servizi, le autorità pubbliche dovrebbero garantire che la prestazione di assistenza a lungo termine sia saldamente ancorata ai principi di cui sopra. Offrire alle persone anziane con esigenze assistenziali un sostegno che consenta loro di rimanere a casa il più a lungo possibile può contribuire notevolmente a migliorare la loro situazione e la loro qualità di vita.
Un fattore chiave per migliorare la qualità della vita è la disponibilità di un’ampia gamma di servizi di assistenza integrati e coordinati, compreso il supporto per gli assistenti informali. L’obiettivo è raggiungibile attraverso lo sviluppo di quadri strategici nazionali e approcci multidisciplinari per la valutazione e lo sviluppo di piani di assistenza, nonché per la prestazione integrata di assistenza sanitaria e sociale per le persone anziane che necessitano di assistenza a lungo termine. L’assistenza di qualità non può essere vista solo come un mezzo per raggiungere un fine. I commissari, i fornitori e i beneficiari dei servizi di assistenza insistono su un orientamento che garantisca anche la qualità della vita di una persona che può essere rilevata solo dal punto di vista della stessa. Essa si basa sull’autonomia, sui legami sociali e sul significato della propria vita o scopo personale. Ciò ha implicazioni per tutti gli interessati e sottolinea l’importanza di assicurare e sviluppare servizi di assistenza a lungo termine basati sui bisogni, ma anche sui desideri e sul bagaglio personale del beneficiario. Inoltre, i commissari e gli operatori dei servizi dovranno anche garantire che i servizi mettano la persona al centro, soffermandosi sulla salute e sul benessere personale del beneficiario.
Riassumendo, siamo giustamente passati da modelli medicalizzati e paternalistici a quelli che pongono al centro sia la qualità del servizio che la qualità della vita. Eppure, i governi ancora faticano a fornire servizi sostenibili ed economicamente convenienti, che abbraccino i pilastri della qualità del servizio e della qualità della vita, mantenendo un’eccessiva dipendenza dal ruolo della famiglia e della comunità. Per promuovere un approccio integrato e coordinato tra i diversi servizi e settori, in particolare il settore sanitario e quello sociale, sono necessari quadri strategici nazionali e sia il Recovery Fund che il Mes sono opportunità da non trascurare,posto che in Italia la popolazione anziana è notevolmente aumentata. Occorre quindi una revisione delle risorse stanziate sia a livello sanitario che sociale soprattutto per le condizioni di lavoro del corpo degli operatori socio-assistenziali, che svolgono un ruolo primario nel prestare assistenza e nel costruire una relazione con i beneficiari. In conclusione, non si può dare un prezzo alla dignità umana, alla compassione e al significato della vita di una persona.
Con la situazione grave che si è replicata a causa della pandemia, sappiamo che 17 settembre la Commissione Europea ha pubblicato la Strategia Annuale di Crescita Sostenibile del 2021 (ASGS). Il documento definisce le priorità economiche generali per l’UE nel prossimo anno e le linee guida per l’attuazione nazionale del Recovery and Resilience Facility (RRF) – sostegno finanziario alle riforme nazionali per mitigare l’impatto economico e sociale della pandemia da coronavirus. Generalmente, L’ASGS dà il via al ciclo del Semestre Europeo per il coordinamento delle politiche tra la Commissione Europea e gli Stati membri, che ha sostituito il precedente metodo aperto di coordinamento. Ci si è chiesti se il semestre europeo non sia stato mosso principalmente da considerazioni di carattere finanziario, trascurando il tema dell’ aumento delle disuguaglianze sociali. La Commissione europea si è adoperata per sopperire a questa mancanza e per promuovere la partecipazione di altri dipartimenti, mentre le Direzioni generali per l’economia, la finanza, l’occupazione e gli affari sociali hanno iniziato a cooperare.
Ad oggi però, non è ancora chiaro con quali modalità il Semestre Europeo proseguirà nel corso del prossimo anno. Stando alla CE, dal momento che le scadenze previste per il semestre europeo e la RRF si sovrappongono, sarà necessario un adattamento provvisorio del Semestre. Nel quadro del Semestre, la CE pubblica delle relazioni annuali che analizzano le condizioni dei paesi nel mese di febbraio, cui fanno seguito, a maggio, delle raccomandazioni specifiche per Stato membro che contemplano non solo le questioni economiche, ma anche quelle ambientali e sociali. Nel 2021, non è prevista la pubblicazione di alcun rapporto o raccomandazione, tuttavia la Commissione proporrà raccomandazioni sul quadro finanziario degli Stati membri nel 2021 nell’ambito del Patto di stabilità e crescita, che persegue il risanamento delle finanze pubbliche, aspetto che evidenzia come le priorità sembrino concentrarsi su considerazioni di carattere economico.
Alessandra Servidori