Deve esserci un motivo per cui sindacati e Confindustria si danno appuntamento, ormai da diversi anni, sempre nel mese di luglio. Scopo di questi appuntamenti sarebbe l’avvio, o la ripresa, del confronto per le nuove relazioni industriali e il modello contrattuale. Inevitabilmente, però, causa da un lato le evidentemente insormontabili divergenze, nonche’ le ferie estive ormai alle porte, dopo un rapido scambio di posizioni il tutto viene regolarmente rinviato all’autunno, affidando a ‘’tavoli tecnici’’ lo svolgimento dei singoli capitoli. Poi, pero’, arrivato l’autunno, incombono altri piu’ urgenti problemi, e di rinvio in rinvio si torna al punto di partenza, cioè al mese di luglio dell’anno dopo. Si potrebbe parafrasare T.S.Eliot, e affermare che luglio, per le parti sociali, e’ il mese più crudele. Ma lasciando da parte la poesia e tornando alla cronaca, vediamo cosa ci si può aspettare dal nuovo incontro di vertice fissato, appunto, per le ore 18 del 4 luglio prossimo.
Il succo dovrebbe essere il seguente: Confindustria consegnerà a Cgil, Cisl e Uil un documento, nel quale illustrerà le proprie posizioni su diversi temi. Il principale, nelle intenzioni di Confindustria, dovrebbe essere il problema tecnicamente denominato ‘’perimetro contrattuale’’, ovvero come tracciare una linea di demarcazione molto precisa che impedisca ad altre associazioni di imprese, come Artigiani e Commercianti, di ‘’invadere’’ il campo che gli industriali ritengono propria esclusiva. A questo si lega anche il secondo tema in agenda, la rappresentanza, che dovrebbe essere estesa, oltre ai sindacati, anche al sistema delle imprese, magari con tanto di supporto legislativo. A seguire, un paio di altri argomenti chiave: linee guida per il welfare contrattuale, che ormai domina il campo senza freni, e ammortizzatori sociali, legati alle crisi aziendali. Resta, come sempre, un convitato di pietra: vale a dire il nuovo modello contrattuale che, secondo le affermazioni di una parte della Confindustria, tra cui il vicepresidente con delega ai rapporti sindacali Maurizio Stirpe, dovrebbe prendere come riferimento quello applicato col contratto dei metalmeccanici. Del tutto in disaccordo Cgil, Cisl e Uil: che reduci da una stagione di rinnovi variegatissimi, non hanno alcuna intenzione di schiacciarsi sul modello metalmeccanico, ritenuto di modestissimo appeal rispetto, per esempio, al contratto dei chimici, o del settore alimentare.
Insomma, anche questa estate non sembra ci sia nulla di veramente nuovo rispetto al passato, almeno a occhio nudo. Ed e’ sufficiente ripercorrere sinteticamente le tappe precedenti della telenovela per rendersene conto.
Per dire: il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, a ottobre 2016 ha proposto a Cgil, Cisl e Uil di realizzare un Patto per la fabbrica, rilanciato poi nel corso dell’assemblea annuale, maggio 2017, come ‘’patto di scopo’’. Un vero e proprio cavallo di battaglia, si direbbe, visto che lo stesso Boccia, il 12 aprile 2013, quando ancora vestiva i panni di presidente della Piccola Industria di Confindustria, aveva proposto alle parti sociali (sempre le stesse di oggi) di stringere ‘’un patto tra tutti gli attori della fabbrica’’ col quale impegnarsi a ‘’ricostruire il paese e contribuire a una nuova rivoluzione industriale’’. Vale la pena di ricordare, anche, che giusto nel giugno 2013 sindacati e Confindustria (guidata all’epoca ancora da Giorgio Squinzi) sottoscrivevano invece un altro patto, quello sulla rappresentanza: nelle intenzioni, avrebbe dovuto far si’ che nel giro di un anno, un anno e mezzo al massimo, vi fosse la contezza assoluta e inoppugnabile di chi rappresenta chi, ovvero i dati certificati su iscritti e tessere di tutti i sindacati. Inutile dire che anche di questo si e’, al momento, persa ogni traccia: nessuna cifra e’ mai stata fornita.
Ma torniamo alla riforma delle relazioni industriali. Era il luglio 2015 quando la Confindustria, capeggiata da Squinzi, incontrava i sindacati per avviare ufficialmente il confronto sulla riforma dei contratti. A Cgil, Cisl e Uil, con l’occasione, viene sottoposto un documento che, sostanzialmente, ricalcava pari pari un testo presentato, sempre da Confindustria, esattamente un anno prima, nel luglio 2014. La reazione dei sindacati e’ fredda, per non dire ostile, e il documento viene quindi derubricato a bozza provvisoria, per non inficiare il proseguimento del confronto. Che in ogni modo finisce rapidamente su un binario morto.
Passa un anno e arriviamo al 10 luglio 2016: a Serravalle Pistoiese, sede della festa annuale della Cgil, si tiene il primo dibattito pubblico tra Susanna Camusso e Vincenzo Boccia, fresco di elezione a presidente di Confindustria. Seguono scambio di cortesie e dichiarazioni di voler riprendere il dialogo sulle relazioni industriali. Però di mezzo c’e’ ancora il contratto dei metalmeccanici: dunque, tutto viene rinviato alla seconda metà di novembre, sperando che per quell’epoca sia risolto.
In realtà tocca aspettare fino al 7 dicembre per l’attesissimo primo incontro ufficiale tra i leader di Cgil, Cisl e Uil e Vincenzo Boccia. Le dichiarazioni della vigilia lo davano come ‘’inizio’’ (l’ennesimo) di una trattativa sul nuovo modello contrattuale; il comunicato congiunto finale, invece, lo derubricava a prima seduta esplorativa di un non meglio precisato ‘’patto della fabbrica’’, lanciato nell’ottobre dallo stesso Boccia. Al termine dell’incontro, le parti si daranno un vago appuntamento in data da definire, orientativamente nella seconda metà di gennaio 2017. In gennaio, però, la Cgil e’ nel pieno della campagna dei tre referendum sul lavoro e l’appuntamento e’ nuovamente rinviato.
Si arriva così al 22 maggio, data in cui Boccia scrive ai sindacati con l’intento di riprendere i contatti. Due giorni dopo, nel corso dell’assemblea annuale, il presidente di Confindustria lancia il suo Patto di scopo: ai sindacati, alquanto perplessi sull’annuncio del nuovo Patto, visto che ancora non e’ stato dato seguito a quello precedente, Boccia chiede di avviare una “stagione di consapevolezza” e di “responsabilità”: “L’innalzamento della produttività deve essere il nostro faro,. bisogna aprire un nuovo capitolo della storia del Paese, fatto di collaborazione per la crescita, nell’interesse di tutti e non contro qualcuno”. Dunque, urge incontrarsi e riprendere il filo del confronto.
Ma le agende sono piene, e si finisce nuovamente, fatalmente, a luglio. Andra’ meglio stavolta? Forse, magari, chissa’.
Nunzia Penelope