Il 23 giugno è stato rinnovato il contratto nazionale di lavoro per le imprese produttrici di elementi e componenti in laterizi e prefabbricati in latero-cemento e di manufatti in calcestruzzo armato e non, in cemento, in gesso e piastrelle. Sul nuovo contratto, Il Diario del lavoro ha intervistato il segretario nazionale della Fillea Cgil, Gianni Fiorucci.
Fiorucci, qual è la situazione del settore?
Il contratto siglato con Confapi, quindi piccola industria, è un settore che ha subito di più dalla crisi dell’edilizia ed è stato fortemente ridimensionato. I livelli di produttività sono calati rispetto ai tempi pre-crisi, parliamo di oltre il 60% in meno di produzione, con un contratto che riguarda, secondo i dati che ci forniscono, 5.000 addetti, 500 piccole e medie imprese.
Quali sono le novità del nuovo contratto?
Le novità sono sia la parte salariale che normativa. Sul fronte salariale è stato fatto un incremento senza verifiche e questo già nel panorama dei contratti nazionali rinnovati nell’ultimo periodo è un importante risultato.
Perché?
Perché siamo riusciti a dare delle certezze sul salario. Infatti è previsto un aumento retributivo di 64 euro distribuito in trance di 24, 20 e 20 euro. Gli aumenti retributivi tengono conto anche della lungo periodo di attesa, considerato che il contratto era scaduto 31 marzo 2016.
Sulla parte normativa?
Abbiamo incrementato il welfare, in particolare la previdenza complementare, riuscendo a portarla a 1,7. Ma soprattutto il grosso salto lo abbiamo fatto sulla sanità integrativa e siamo riusciti ad arrivare a 10 euro mensili a carico delle aziende da gennaio 2019, con 4 euro di aumento. Quindi ci sarà un piano sanitario con maggiore copertura estesa a tutti i lavoratori ed obbligatoria per le aziende. Sulla previdenza complementare deve aderire il lavoratore, mentre la sanità integrativa è obbligatoria per le aziende.
In questo periodo di rinnovi contrattuali si utilizza spesso il welfare come una “copertura” di un minore salario.
Noi, invece, abbiamo trovato un giusto equilibrio tra un aumento salariale certo e welfare. Insomma, 64 euro di aumento, senza verifiche e con certezza è un buon risultato rispetto al costo complessivo contrattuale. È pur vero che la previdenza è stata portata allo 0,010 quindi non molto, ma la sanità integrativa è aumentata di 4 euro netti e sono abbastanza. Insomma, non abbiamo fatto come altri contratti che hanno tutto welfare e salario incerto.
Ci sono stati problemi con la controparte per arrivare alla firma dell’accordo?
No. In effetti il confronto è avvenuto solo sul salario, perché sulla parte normativa abbiamo trovato subito una intesa e siamo riusciti ad allargare i diritti sull’informazione, allargato il diritto alla conservazione del posto in caso di problemi come ad esempio ludopatia o anoressia. Quindi sulla parte normativa devo dire abbiamo discusso poco, considerando questo contratto siamo riusciti a portarlo a casa con soli tre incontri totali. Sulla parte economica abbiamo dovuto un pò ragionare.
In che senso?
Perché dobbiamo considerare che il contratto della piccola industria è venuto dopo quello dell’industria. Quindi avevamo come obbiettivo l’evitare di creare i presupposti per un dumping contrattuale, creando un contratto troppo lontano rispetto a quello dell’industria. Perché ormai la differenza tra piccola e grande industria nelle nostre aziende è molto leggera, sono quasi le stesse aziende, con simili dimensioni.
Avete raggiunto l’obbiettivo?
Si, ci siamo riusciti. Ma devo dire che il lavoro è stato facile. Perché il lavoro positivo vero è stato fatto precedentemente sul contratto dell’industria. Quindi avendo già fatto un lavoro straordinario, è venuto un ripetersi con la piccola industria. Di solito i contratti si devono assomigliare, non possono allontanarsi troppo perché nello stesso settore è evidente che fare contratti molto diversi complica i rapporti.
Quindi contratti simili ma allo stesso tempo distanti per riuscire a far “cadere” il dumping contrattuale
Esatto. Il costo contrattuale è esattamente lo stesso se consideriamo la bilateralità. Un punto che ha Confapi a differenza di Confindustria. Quindi siamo proprio riusciti ad ottenere il risultato che ci eravamo prefissati di raggiungere.
Quindi avete trovato una intesa sulla bilateralità?
È il tema forte che dovevamo affrontare e che abbiamo affrontato e poi previsto, da accordo interconfederale sulla Confapi, cioè appunto un costo sulla bilateralità. Che in un contratto industria non c’è. In pratica abbiamo previsto un contributo all’ente bilaterale Ivrea, che è un ente confederale quindi Cgil, Cisl, Uil e Confapi. Questo costo va anche a beneficio dei lavoratori e adesso partiranno a breve le prestazioni per i lavoratori e per le imprese, quindi era giusto considerare questo costo rispetto a quello che avevamo ottenuto nell’industria. Abbiamo fatto insomma un buon lavoro e sostanzialmente risolto tutti i problemi che avevamo in mente.
Non avete avuto problemi rispetto alla piattaforma sindacale?
È ovvio che la piattaforma chiedeva di più, però quando c’è un rinnovo contrattuale dell’industria nel nostro settore, è chiaro che deve essere preso come riferimento. Non si può fare un contratto della piccola industria molto diverso da quello dell’industria.
Quindi come considera questo contratto? Distante dalla tipologia difensiva?
Si, anzi assolutamente il contrario, è un contratto che avanza, sia da un punto di vista salariale che di diritti. Perché prevedere l’obbligo accordarsi con le Rsu sulla flessibilità è un punto che non tutti i contratti sono riusciti ad ottenere. In pratica se le aziende vogliono modificare l’orario di lavoro devono obbligatoriamente trovare un accordo con le Rsu. Per questo è già un risultato eccezionale. Quindi diamo un giudizio molto positivo.
Emanuele Ghiani