Quando ero al liceo avevo una grande considerazione il mio professore di storia e filosofia, Riccardo Pedrazzi. Purtroppo, il mio compagno di banco, Amedeo Carpani mi metteva sempre nei guai. Era un tipo ridanciano. Bastava che dicessi qualche parola che scoppiava in una risata fragorosa, diventando paonazzo in volto. Così Pedrazzi lo richiamava, facendogli il solito discorsetto: ‘’Carpani, io lo so che è il tuo compagno di banco che ti fa ridere. Ma Cazzola è uno di quelli che lancia il sasso e nasconde la mano….’’.
Non c’è niente di peggio che subire un giudizio negativo da parte di una persona che si stima e a cui si è affezionati. Sono passati sessant’anni, quello studente del liceo è diventato vecchio ed è attende che venga il momento di dire, come Simeone, ‘’nunc dimittis servum tuum, domine’’, ma non ha dimenticato quelle critiche di cui non è mai riuscito a giustificarsi.
In queste settimane sono usciti in libreria (per l’Ediesse, dove a suo tempo lavorai come direttore editoriale) i ‘’Diari 1988-1994’’ di Bruno Trentin, a proposito dei quali si è detto che il leader sindacale esprime giudizi critici, a volte sprezzanti, per tante persone del mondo politico e sindacale di quei tempi. Avendo io una venerazione per Bruno, ho acquistato il libro e cercato le pagine in cui sono citato. Sono ben sei i punti del libro nei quali si accenna al sottoscritto: alle pagine 117, 164, 325, 326, 351 e 414. Non me la cavo per niente bene. In prima battuta viene definita ‘’miserabile e insincera’’ l’invenzione del ‘’partito radicale di massa quale nuovo pericolo della Cgil’’ pubblicato dall’Avanti (il quotidiano del Psi) con molto rilievo. In questo caso, sarei stato un esecutore di Ottaviano Del Turco che fece ‘’svolgere un’azione parallela ad alcuni dei suoi ‘’improvvidi fedeli’’ (come appunto chi scrive).
Di seguito, avrei costretto Trentin a spendersi in diverse iniziative di stampa (interviste, articoli, saggi) nei confronti di un mio delirio (???) che avrebbe reso, in quella occasione, un cattivo servizio ad Ottaviano. Poi vengo definito il ‘’consigliere pazzo’’ di Del Turco. E successivamente (poco male) ‘’un grafomane’’. Di nuovo poi sono associato ad Ottaviano questa volta però soltanto per dire che ci sarà anche la mia successione in segreteria insieme alla sua (infatti io e Del Turco ce ne andammo insieme nella medesima riunione del Comitato direttivo). Infine, eccomi divenuto ‘’un menestrello folle’’ che canta a favore di ‘’un’operazione sordida’’ (l’accordo con il governo Amato, immagino).
Che dire? Ho provato, nella lettura, i medesimi sentimenti che mi procuravano i rimproveri bonari (quelli di Bruno sono stati ben più severi) del Prof. Pedrazzi. Tuttavia, non riesco ad arrabbiarmi per quei giudizi tanto sprezzanti. Per me il mito di Bruno Trentin non viene per niente intaccato. Mi dispiace molto di averlo deluso anch’io.