Come previsto, ci si rivede a settembre. Confindustria e sindacati, al termine dell’incontro del 26 luglio, mettono nero su bianco uno scarno comunicato finale, nel quale elencano i capitoli di quella che sarà poi la vera trattativa. Il comunicato, nelle sue cinque o sei righe, dice un paio di cose piuttosto importanti (le vedremo tra poco) ma non dice tutto: lo svolgimento e il clima dell’incontro restano infatti dietro le quinte. In effetti, c’e’ di più, e in poche parole si può riassumere così: una certa confusione tra le file degli imprenditori, dovuta forse una carenza di comunicazione interna, forse alcune tensioni nel mondo confindustriale ancora figlie della frattura sull’elezione di Boccia. Di sicuro una gestione un pochino pasticciata di un appuntamento che, negli annunci delle scorse settimane, avrebbe dovuto essere cruciale, ma che tuttavia non era nemmeno menzionato nelle agende ufficiali degli impegni di vertice diffuse dalle varie organizzazioni. Segno che, oltre alla riservatezza, si voleva forse anche evitare di conferire particolare enfasi all’evento.
Per capire occorre però fare un passo indietro e tornare ai tavoli tecnici che si sono riuniti nelle scorse settimane: un paio di appuntamenti definiti ‘’preparatori’’ in vista del vertice politico del 26, nel corso dei quali le due delegazioni mettono a punto una scaletta dettagliata della discussione, contenente i ‘’titoli’’ del confronto. Uno dei capisaldi è la rappresentanza delle imprese, sulla quale, per la prima volta, c’e’ il consenso ufficiale di Confindustria, l’altro e’ la valenza del contratto nazionale. I due temi sono strettamente legati: gli industriali, infatti, vogliono stroncare il dumping che nasce dalla proliferazione dei vari contratti, ben 800, depositati al Cnel. Dunque, da un lato si afferma la centralità dei contratti nazionali, dall’altro si definiscono i parametri necessari per essere autorizzati a firmarli. Alla delegazione tecnica partecipa anche il vicepresidente con delega per le relazioni industriali Maurizio Stirpe, che garantisce ai sindacati la ferma intenzione, sua e del presidente Boccia, di arrivare a un accordo su quella base condivisa.
Le cose però non vanno lisce come s’ immaginava. Nella mattinata del 26, in una occasione pubblica, si incontrano casualmente il presidente Vincenzo Boccia e i segretari generali di Cgil Cisl e Uil. E questi ultimi constatano, non senza stupore, che Boccia non sembra essere al corrente dei passi avanti compiuti in sede tecnica. Segue breve chiarimento tra i leader e si concorda che, rispetto all’appuntamento del pomeriggio, l’intenzione e’ comunque quella di lanciare il seguente messaggio: ‘’passi avanti nella trattativa, ripresa del confronto in settembre, accordo completo prima della legge di stabilità”.
Iniziato il vertice del 26 pomeriggio, il quadro cambia nuovamente: la delegazione della Confindustria si presenta infatti non con la scaletta concordata, sparita dalla scena, ma con un documento più corposo che riassume -ancora una volta- i contenuti del solito testo già bocciato in passato dai sindacati. Tutti a quel punto cadono dalle nuvole. Compreso il vicepresidente Stirpe. Imbarazzo generale. Qualcuno fa battute sulle misteriose ‘’Penelopi che disfano la tela tessuta dagli altri”. I sindacati chiedono una pausa di riflessione per consultarsi tra loro. Dopodiché, si ripresentano alla delegazione confindustriale affermando, in sostanza: ‘’Ok, prendiamo questo documento come un contributo di Confindustria alla discussione. Ma se documento deve essere, presentiamo anche noi la nostra proposta scritta per settembre’’. La risposta di Boccia è conciliante: come presidente, è alla fine il solo la cui parola conti, e i suoi interlocutori diretti sono i leader di Cgil, Cisl e Uil. L’incontro termina dunque così: convergenza delle parti sui titoli, intenzione condivisa di arrivare a una stretta in settembre, nel frattempo i sindacati scriveranno il loro testo. Dopodiché, si vedrà.
Al di là di questo ‘’siparietto’’, però, resta che i contenuti, sia pure solo accennati per titoli nel comunicato congiunto finale, sono effettivamente, e forse per la prima volta, di un certo peso. In particolare, va sottolineata la frase in cui Confindustria afferma la ‘’centralità della contrattazione collettiva’’, vale a dire del contratto nazionale, che non e’ impegno di poco conto. Così come non e’ di poco conto il fatto che l’associazione guidata da Boccia abbia per la prima volta accettato di farsi ‘’contare’’ attraverso un accordo sulla rappresentanza, così come hanno già fatto, peraltro, sia i sindacati che molte altre organizzazioni di imprese (da Confcommercio agli artigiani), che ormai da tempo hanno firmato con Cgil, Cisl e Uil i rispettivi protocolli per le nuove relazioni industriali
All’appello mancava, appunto, solo Confindustria. E le varie giravolte di queste settimane lasciano pensare che forse, all’interno di Viale dell’Astronomia, non tutti vedano di buon occhio un accordo con i sindacati. Ma, stando a quanto affermano gli stessi sindacati, malgrado i piccoli ‘’misunderstanding’’ (diciamo così) del 26 luglio, sembra che stavolta sia Boccia che Stirpe siano fermamente decisi ad andare avanti, senza lasciarsi fuorviare da nessuna eventuale polemica interna, fino alla firma dell’intesa. Che a quel punto sarebbe quasi ‘’storica’’.
Nunzia Penelope