Prende spunto dalla recente sortita di Luigi Di Maio (che definisce ‘’una inconcepibile minaccia’’) per sollecitare gli antichi colleghi sindacalisti ad auto- riformarsi, puntando sull’unita’ sindacale come unica possibile reazione alla perdita di credibilita’ delle organizzazioni dei lavoratori, ma anche all’indebolimento dei diritti e alla crisi del lavoro. Cosi’ Pierre Carniti, indimenticato leader della Cisl, in una lunga lettera aperta indirizzata a Cgil, Cisl e Uil, riassume i mali dell’oggi, tra i quali ‘’il declino della popolarità del sindacato”: tra i politici, ma, prima ancora, tra la gente e nella societa’. Le colpe sono, pero’, anche del sindacato stesso: “sicuramente, non hanno giovato alla sua credibilità ed al suo prestigio i deplorevoli episodi di devianza etica di singoli dirigenti e militanti. Anche perché non sempre sono stati contrastati con la tempestività a la determinazione che sarebbe stata invece necessaria”.
Tuttavia, i veri fattori di criticità e di debolezza del movimento sindacale vanno ricercati altrove, soprattutto nelle questioni irrisolte di carattere strutturale, a partire dalla svalutazione del lavoro. Qui sul banco degli imputati Carniti mette il governo, e la ‘’congruita’’ delle misure adottate per migliorare la situazione, “prevalentemente incentrate in interventi dal lato dell’offerta, incentivi, bonus ecc. Con il risultato di aumentare in parte la precarietà e comunque con esiti inversamente proporzionali alle cospicue risorse mobilitate. Non è perciò arbitrario ritenere che insistendo su queste politiche la soluzione del problema del lavoro resti un miraggio”. Ci sono poi le questioni della tutela del lavoro e della protezione sociale, dalle pensioni al diritto alla salute e all’istruzione, che ormai riguardano sempre meno soggetti, il dilagare delle disuguaglianze, la povertà.
Tuttavia, precisa Carniti, ciò che serve non è un elenco dettagliato, analitico, delle questioni che pesano negativamente sulla condizione del lavoro e reclamano una soluzione: serve piuttosto la capacità di selezionare e decidere le priorità. “Per riuscirci –prosegue- dobbiamo fare i conti con i “limiti soggettivi”, che attualmente affliggono il ruolo sindacale. A cominciare dallo sbrindellamento della contrattazione e della rappresentanza del lavoro”. Se Cgil, Cisl ed Uil, sollecita Carniti, “intendono invertire la pericolosa frammentazione in atto, debbono fare scelte chiare ed assumere comportamenti coerenti. Ad iniziare da sé stesse. Per dirla in termini chiari la propensione alla dispersione ed alla frammentazione si combatte, innanzi tutto, con l’esempio di un impegno unitario”, superando le diversita’ anche culturali.
“Sappiamo che le cose sono cambiate e non saranno mai più le stesse di un tempo- conclude Carniti- Perché la storia accelera e scopriamo non solo di essere in affanno e spesso in ritardo. Tuttavia, non possiamo essere condiscendenti con noi stessi. Perché quanti, come chi scrive, sono convinti che il sindacato abbia ancora una funzione essenziale da esercitare, per realizzare più equità sociale, migliori condizioni di lavoro e di vita, garantire un importante pilastro della democrazia, devono fare quanto dipende da loro per cercare, con un impegno collettivo, di risalire la china. Non possono quindi esimersi dal compiere i passi necessari, a cominciare dalle indispensabili pre-condizioni, per ridare al mondo del lavoro un progetto ed una speranza credibili. Inutile sottolineare che la strada è tutta in salita e che il cammino è alquanto impervio. Perché le difficoltà da affrontare sono serie ed impegnative. Ma al tempo stesso si deve essere consapevoli che c’è una sola difficoltà davvero insuperabile: è la rassegnazione. Per scongiurare questo pericolo, faccio mia l’affermazione dell’ex presidente del Consiglio europeo, già primo ministro belga, Herman Van Rompuy, che in un recente intervento a Roma, ha detto: “Io resto un uomo della speranza”. Fiducioso quindi che verranno compiute le scelte necessarie, assieme alla conferma della permanente vicinanza e solidarietà di vecchio militante, invio fraterni saluti”.
N.P.