La Commissione europea apre un fronte di battaglia per eliminare nella Ue tutte le barriere fiscali che impediscono la libera circolazione dei fondi pensione e delle polizze integrative.Per farlo, si appella ai Trattati comunitari che sanciscono la libera circolazione di persone, merci e capitali tra gli Stati membri. Questa regola non viene applicata nel settore pensionistico a causa, è la denuncia del commissario Ue al mercato interno Frits Bolkestein, del “trattamento fiscale discriminatorio” tra i fondi pensioni nazionali e quelli
maturati in altri Paesi della Ue.
“Una grande impresa multinazionale, con lavoratori in
diversi Stati membri, potrebbe risparmiare fino a 14 milioni
di euro l’ anno se potesse far confluire in un unico fondo europeo tutti i contributi”, ha calcolato Bolkestein.
L’ abbattimento degli ostacoli rivitalizzerebbe un settore
molto importante, il cui volume globale è di 2.000 miliardi
di euro nell’ Unione, ripristinando il pieno diritto di un
singolo cittadino di lavorare in uno Stato diverso da quello
di origine, senza rischiare un trattamento discriminatorio
per i suoi contributi previdenziali.
“Siamo pronti ad aprire procedure d’ infrazione contro gli
Stati membri che non agiranno in fretta per mettersi in
regola”, ha detto il commissario. Bruxelles non indica una
scadenza: “Qualche mese di tempo è forse troppo poco, ma qualche anno è sicuramente troppo”, ha rimarcato Bolkestein, rilevando che l’ esecutivo è pronto anche a ricorrere alla Corte di giustizia della Ue per obbligare gli Stati membri meno volenterosi. “Il provvedimento adottato oggi – ha spiegato – non è nè una direttiva nè un regolamento. È solo una comunicazione che ha però valore di avvertimento, di esortazione ad agire”.
Il commissario non ha voluto usare il termine armonizzazione, parlando di trattamenti, sul quale anzi si è
detto dubbioso: “Diciamo meglio che si tratta piuttosto di
applicare le regole del Trattato con modalità armonizzate”.
Le legislazioni nazionali dei Quindici evidenziano “una
situazione confusa e non molto omogenea”. Un quadro che ha spinto la Commissione a promuovere uno studio analitico per conoscere meglio le singole realtà. La situazione più discriminante per i fondi pensioni, secondo le prime analisi, riguarderebbero Belgio, Danimarca, Finlandia, Spagna e Svezia. Contro Finlandia e Danimarca, tra l’ altro, è già stata aperta una procedura d’ infrazione preliminare. Oltre all’ eliminazione delle regole discriminatorie nel campo delle pensioni transfrontaliere, Bruxelles sollecita gli Stati membri a praticare uno scambio di informazioni automatico sui fondi complementari, sul modello di quanto già concordato per la fiscalità sul risparmio. Una pratica che consentirebbe ai singoli Stati di non perdere entrate fiscali.
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