Giuseppe Orizio – Segretario nazionale FIBA-CISL
Con la conclusione del periodo feriale, torna a prendere vigore la discussione sul Patto per l’Italia, alla quale alcuni partecipano in forme che non aiutano a fare chiarezza. In troppi casi si individuano obiettivi fuorvianti (a seconda dei casi: la Cgil, la Cisl o la Uil…) e si punta alla “criminalizzazione” di chi la pensa diversamente, anziché entrare nel merito e cimentarsi con i problemi.
L’utilizzo degli slogan, delle frasi ad effetto, delle parziali verità: la ricerca di tutto ciò che non va perché non si è firmato l’accordo (vedi Cgil) o l’esaltazione solo di quello che va bene da parte di alcuni di coloro che l’hanno firmato… sono tutti modi che poco producono di buono, che allontanano dalla verità (che non può mai essere disgiunta dalla giustizia), che approfondiscono il solco dell’incomprensione e della inaffidabilità sia tra organizzazioni sindacali, sia tra gli iscritti ed il proprio sindacato.
Tutto sommato, anche nell’analizzare il contesto ed i contenuti dell’accordo (uno dei tantissimi nella storia del sindacato che fa il proprio mestiere) entra in campo l’aspetto più delicato, che è il rapporto tra sindacato e politica.
Sono sempre stato socialista, oggi sono un convinto sostenitore dell’Ulivo, da sempre sono iscritto ed impegnato nella Cisl, sindacato che ho scelto anche per la sua caratteristica di autonomia. Condivido appieno la scelta di sottoscrivere l’intesa per il lavoro e non per questo chiudo gli occhi sui suoi limiti, che sono semmai un ulteriore stimolo a continuare: quando mai una intesa ha esaurito i suoi effetti solo perché è stata firmata?
So bene che per la Cisl (Pezzotta lo ha più volte ribadito) l’abbraccio con questo Governo (come con qualsiasi altro Governo in un sistema bipolare come quello attuale in Italia) può diventare mortale, ma ciò non deve impedire il confronto, né deve diventare l’alibi per ritirarsi sull’Aventino o per fare del sindacato il sostenitore di un movimento politico alternativo.
Quella che governa il Paese è una compagine governativa piena di contraddizioni e spesso in difficoltà sulle competenze dei suoi protagonisti, che si era posta l’obiettivo di ridimensionare il ruolo attivo del sindacato nelle politiche sociali del Paese, decretando la fine della concertazione e lo smantellamento dello Stato sociale, riservandosi persino di intervenire sulle materie del Patto con le leggi delega. E’ una compagine governativa che gode di un’ampia maggioranza e la gestione personalistica e decisionista del suo leader ne garantisce la coesione interna, la pone attualmente al riparo da possibili colpi di mano e in grado quindi di far passare senza grandi difficoltà tutte le sue iniziative legislative. Una compagine governativa che ha preso impegni elettorali precisi sulle materie oggetto della trattativa con le parti sociali. Una compagine governativa espressione dei poteri forti e che rappresenta soprattutto la Confindustria di cui ha fatto propri gli obiettivi traducendoli nell’azione di Governo.
E’ però un Governo legittimo perché lo hanno voluto gli elettori e non se lo è scelto il sindacato. Se ci fossimo schierati pregiudizialmente, se avessimo rifiutato il confronto, molti degli obiettivi politici del Governo sarebbero già oggi leggi operative del Paese ed al sindacato sarebbe restato solo il dilemma di come cercare di contrastarle o di limitarne l’effetto. La Cisl ha deciso di cimentarsi, di accettare la sfida, giungendo ad una conclusione complessivamente positiva sia per i contenuti, sia per il contesto in cui ciò è avvenuto. La Cisl ha una lunga storia di libertà, è ricca di iscritti che spaziano a 360 gradi come voto in politica, perché dovrebbe distruggersi, distruggere la propria storia decidendo di schierarsi, di fare una scelta di schieramento governativo di riferimento sul quale appiattirsi? Schierarsi vuol dire mettersi in condizione di essere comunque d’accordo se lo schieramento governativo mi è vicino, o comunque contrario se lo schieramento mi è lontano o avverso. Sia da destra, sia da sinistra.
Questo è ciò che la Cisl ed i suoi iscritti non vogliono, anche se in politica ciascun iscritto fa libere scelte. E’ un modello superato? Forse sì per qualche sindacato che ha una diversa visione dell’autonomia; per me e per la Cisl, certamente no, anche se non mancano le insidie ed i pericoli di incomprensione, come sta avvenendo.
Nessuno è obbligato a condividere i giudizi sul Patto, siamo tutti però moralmente impegnati ad evitare il massacro reciproco, a ripristinare il rispetto delle posizioni e delle idee degli altri. Vale per la Cisl: sia per le posizioni critiche che all’interno possono levarsi (sforziamoci di vederle tutte come una ricchezza!), sia per il giudizio sulla Cgil che non può mai essere il nostro avversario o il nemico da combattere. Vale in particolare per la Cgil, che dai comportamenti di molti dei suoi quadri pare abbia deciso una crociata contro la Cisl senza risparmiarsi in slogan, mezze verità, giudizi sommari.
Negli anni Settanta, a sinistra, noi socialisti eravamo trattati dal Pci come fedeli alleati quando condividevamo le sue posizioni e da traditori quando ci differenziavamo: la rappresentanza della classe operaia era riservata ai comunisti. Vedo ancora troppi atteggiamenti simili a quelli di allora ed è un pericolo per tutti, anche se va ricordato che la storia ha poi fatto ampiamente pulizia e giustizia di quelle posizioni. Venendo in Italia subito dopo la sua elezione a Presidente dell’Unione Sovietica, un giornalista chiese a Gorbaciov, in visita a Milano, quale fosse stata la molla che aveva portato a quella “rivoluzione”. Rispose: “Abbiamo rinunciato al monopolio della verità!” Mi pare ci sia un po’ da riflettere per tutti.