Pietro Mercandelli – Presidente Anmil
Eravamo stati facili profeti e ce ne dispiace. Già in occasione della Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro celebrata nello scorso mese di maggio a Bergamo, avevamo segnalato una serie di difficoltà e di ritardi che stavano caratterizzando l’attività dell’Inail: i tempi di costituzione delle rendite si sono allungati anziché diminuire (14 mesi per una rendita ai superstiti, cioè i familiari di un lavoratore vittima di incidente mortale, e anche 15 per il riconoscimento di una malattia professionale); in caso di visita di revisione passano mesi prima che l’infortunato riceva la comunicazione dell’esito della visita stessa ed altro tempo ancora ci vuole per l’eventuale aggiornamento della rendita; mesi di attesa anche per l’erogazione dell’assegno di incollocabilità dopo il suo riconoscimento. Anche sul fronte della copertura assicurativa del danno biologico in caso di infortuni sul lavoro e malattie professionali, i fatti hanno confermato le nostre preoccupazioni, nonostante gli ultimi aggiustamenti alla normativa emanata nel 2000. Le costituzioni di rendita da parte dell’Inail si sono ridotte a meno della metà rispetto al precedente sistema di liquidazione del danno, gli indennizzi con la copertura del danno biologico per le basse percentuali di invalidità e per le liquidazioni in capitale sono inferiori a quelli erogati quando si teneva conto del solo danno patrimoniale.
In questo quadro si sono poi innestate le vicende giudiziarie che hanno coinvolto alti dirigenti dell’Inail, sfociando nelle dimissioni del Consiglio d’amministrazione e nella nomina di un commissario straordinario e di tre vice commissari. In quel momento, la nostra preoccupazione era quella che la gestione commissariale potesse portare ad un rallentamento del processo di ampliamento della tutela degli infortunati che si era avviato con il decreto legislativo n. 38 del 2000 e ad ulteriori ritardi nell’attività amministrativa.
Trascorsi ormai diversi mesi dalla nomina dei commissari, la nostra impressione, confermata anche da una serie di incontri con i vertici politici e amministrativi dell’Inail, è che purtroppo sembra si stia andando proprio nella direzione che avevamo temuto.
Il commissario straordinario ed il Civ (il Consiglio di indirizzo e vigilanza, in cui siedono le parti sociali e tra queste l’Anmil), non riescono a stabilire un dialogo e spesso entrano in conflitto; in una tale situazione l’apparato amministrativo si muove inevitabilmente con una maggiore lentezza. Si parla di progetti che vorrebbero accorpare alcune direzioni regionali e, addirittura, eliminare le direzioni centrali per la riabilitazione e per la prevenzione, cioè due strutture che caratterizzano la nuova missione dell’istituto e che svolgono proprio quelle attività che la Corte di giustizia europea ha ritenuto giustifichino la funzione pubblica dell’Inail e il suo “monopolio” nell’ambito dell’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Tutto questo mentre sono tutt’altro che sopite le spinte verso una privatizzazione, anche parziale, del settore e dell’Inail.
A questo punto è legittimo essere seriamente preoccupati per il destino dell’istituto e della tutela degli infortunati, ma certamente l’Anmil e la categoria non staranno a guardare.
Abbiamo già chiesto al ministro del Lavoro un confronto, e se questo tarderà ad arrivare non potremo che ricorrere, di nuovo, ad iniziative che coinvolgano nelle nostre preoccupazioni l’intera opinione pubblica. Nel frattempo, ci piacerebbe che commissario e Civ trovassero un terreno di confronto ed una linea d’azione condivisa: questo, più di qualunque altro intervento, potrebbe consentire un rilancio dell’attività dell’Inail e della tutela degli infortunati sul lavoro.