Antonino Scalfaro, presidente Femca Cisl – Dario Ilossi, Femca Cisl nazionale
(il testo dell’accordo in Documentazione)
A conclusione della conferenza internazionale dell’energia, organizzata a Roma dall’Icem (Federazione internazionale dei sindacati della chimica, dell’energia e delle miniere) alcuni giorni orsono, un applauso degli oltre 300 delegati presenti ha accompagnato la sottoscrizione dell’ ‘Accordo sulle relazioni industriali a livello transnazionale e sulla responsabilità sociale dell’impresa’ stipulato tra Eni, Femca Cisl, Filcea Cgil, Uilcem Uil e Icem.
Non si è trattato di un applauso di mera formalità. Nel corso della conferenza, numerosi interventi avevano sottolineato la difficoltà di assicurare adeguati standard di condizioni di lavoro e di garantire diritti di azione sindacale in molte parti del mondo in cui si trovano ad operare imprese dei settori coperti dall’Icem. Per questa ragione l’Icem aveva tenacemente tentato di aprire un dialogo con le associazioni imprenditoriali mondiali, anche nel quadro dell’iniziativa ‘Global compact’ sostenuta dalle Nazioni Unite, per raggiungere ‘accordi globali’ sul rispetto dei diritti fondamentali, con richiami particolari al tema della salute, sicurezza ed ambiente. Un tentativo, già in fase avanzata, intrapreso con l’Icca (International council of chemical association) sulla ‘gestione responsabile’ dell’industria chimica era purtroppo fallito lo scorso anno a causa delle resistenze opposte dall’American chemical council.
Solo superficialmente il fatto potrebbe ritenersi di scarsa rilevanza, essendo queste industrie generalmente a bassa intensità di lavoro e ad elevata professionalità, e quindi apparentemente meno soggette a fenomeni di (de)localizzazione basati sul dumping sociale. Bisogna invece tener presente, ad esempio, i vantaggi competitivi (meglio si dovrebbero definire: i rischi) derivanti da tolleranti normative o pratiche in tema ambientale e di salute e sicurezza, o le difficili situazioni politico-sociali che spesso caratterizzano i Paesi ricchi di materie prime, in cui tali industrie operano.
Raggiungere accordi con le imprese multinazionali diventa quindi, a maggior ragione, una strada obbligata per diffondere i princìpi e la pratica del rispetto dei diritti umani fondamentali, ivi compresi quelli sociali, ambientali e sindacali. Strada però non facile, visto che sinora gli accordi del tipo ‘codici di condotta’ o ‘globali’ non sono ancora molto diffusi, sebbene nei settori organizzati dall’Icem siano già sei.
L’accordo Eni è dunque importante innanzitutto perché si tratta di un’impresa di primaria rilevanza: essa si colloca tra le major del ramo petrolifero-petrolchimico, ed è presente in 67 Paesi con un’occupazione totale di 70.000 addetti, di cui 30.000 all’estero.
L’accordo contiene inoltre elementi di notevole interesse, quali:
· impegno fattivo dell’Eni all’applicazione dei principi della ‘Dichiarazione universale dei diritti umani’ e delle Convenzioni fondamentali dell’Ilo (diritto di associazione e di negoziazione, divieto del lavoro forzato, divieto del lavoro minorile, non discriminazione nell’occupazione, non discriminazione dei rappresentanti dei lavoratori);
· impegno al miglioramento costante delle condizioni di salute e sicurezza sul lavoro e dell’ambiente;
· recepimento di princìpi-guida di comportamento del Gruppo (etica degli affari, rispetto degli stakeholders, rispetto delle diversità socioculturali, cooperazione, ecc.)
· azione di monitoraggio sul rispetto di tali principi, con possibile coinvolgimento sindacale locale, con comunicazione delle violazioni ed interventi per la loro rimozione;
· garanzie contrattuali per il rispetto dei principi nelle attività affidate a terzi;
· possibilità di definire programmi di intervento positivo;
· impegno a corrette relazioni industriali locali;
· incontro annuale tra direzione Eni e Icem, Femca, Filcea, Uilcem per l’esame della situazione e degli sviluppi a livello mondiale delle attività Eni e dei relativi aspetti occupazionali, e delle relazioni industriali ivi comprese le eventuali situazioni di criticità sui diritti fondamentali.
Il raggiungimento di questo positivo accordo è frutto di un intenso impegno che la Femca, con le altre federazioni di settore, ha realizzato negli ultimi anni in direzione di un miglioramento qualitativo delle relazioni industriali col gruppo Eni. Nel giugno 2001 è stato stipulato con l’Eni un protocollo sulle relazioni industriali che stabilisce principi e procedure – quali la costituzione di Comitati bilaterali per le relazioni industriali – orientati ad un governo efficace del cambiamento ed alla realizzazione di un modello avanzato di partecipazione e di concertazione. Una parte di questo complesso protocollo già richiamava gli aspetti internazionali, che si sono poi concretizzati nel rinnovo dell’accordo costitutivo del Comitato aziendale europeo – con implementazione del ruolo e delle possibilità operative di questo organismo – ed ora con questo accordo sulle relazioni industriali a livello transnazionale. Esso giunge a completamento di un quadro di relazioni innovative tra Eni e organizzazioni sindacali, basate su principi fondamentali, riconoscimento di ruolo, ottimizzazione delle fasi di informazione preventiva e confronto, sviluppo della partecipazione. Un’insieme di impegni e di strumenti, dunque, che di per sé non eliminano le importanti problematiche e criticità ancora presenti nell’Eni, ma che possono contribuire ad identificare soluzioni idonee e condivise, e che oggi con questo accordo si estendono a garanzia dei diritti fondamentali dei lavoratori dell’Eni di qualunque ed in qualunque Paese ove il gruppo opera.
Le organizzazioni sindacali italiane Femca Cisl, Filcea Cgil e Uilcem Uil in sede di presidium e comitato esecutivo dell’Icem avevano assunto l’impegno di operare per il raggiungimento di un accordo globale con la multinazionale Eni: questo obiettivo si è ora pienamente realizzato. Si tratta di un buon accordo che, insieme a quelli già siglati con altre multinazionali europee del settore (Statoil, Endesa, Freudenberg) contribuisce a qualificare il sistema europeo di relazioni industriali come punto di riferimento a livello mondiale, e ad allargare la rete dei diritti (umani, sociali, sindacali) rafforzando le organizzazioni dei lavoratori e la democrazia nel mondo. Un modo concreto per globalizzare i diritti.