Il 13 marzo il gruppo Telecom si ferma per sciopero. La protesta e’ stata indetta unitariamente dai sindacati di categoria contro il nuovo piano industriale presentato a dicembre dall’azienda. Alessandro Genovesi, segretario dello Slc – Cgil, spiega che con Telecom le relazioni sindacali sono in un momento di assoluto stallo: ‘’l’azienda sembra aver deciso di fare a meno del confronto. A settembre avevamo fatto un accordo, ma gia’ a dicembre, dopo che ci hanno presentato il nuovo piano industriale e i nuovi tagli, era praticamente carta straccia’’.
Il nuovo piano prevede, tra l’altro, 4 mila nuovi esuberi ( in aggiunta ai 5 mila su cui si era chiuso l’accordo in settembre) la chiusura di 22 sedi territoriali con lo spostamento di 1.000 dipendenti in altre localita’, la mobilita’ professionale per 1.500, la cassa integrazione per 450 addetti del ‘1254’.
Telecom punta a risparmiare cosi’ circa 300 milioni di euro. Ma per il sindacato e’ uno sbaglio. Perche’?Perche’ il gioco non vale la candela: 300 milioni di euro e’ quanto l’azienda paga annualmente d’affitto per le proprie sedi, che nella precedente gestione sono state rilevate da Pirelli Re e poi riaffittate a Telecom. Inoltre, solo il prestito che l’azienda ha appena ricevuto dalla Bei vale 600 milioni di euro. Non c’e’ motivo di questi nuovi tagli’’.
Pero’ Telecom e’ molto indebitata, e questo e’ un fatto innegabile.
Un problema che non si risolve certo con 300 milioni di risparmio sul costo del lavoro. Anzi, questo piano finirebbe per paralizzare l’azienda per i prossimo sette-otto mesi, lasciando spazio ai suoi competitor. Che certo non resterebbero a guardare. La verita’ e’ che tutto il piano industriale e’ debole. Non si capisce cosa voglia fare Telecom da grande.
Il sindacato ha avanzato delle controproposte?
Certamente. Ma l’azienda non vuole nemmeno starle a sentire. Per questo ritengo che ci sia una scelta precisa di fare a meno di noi come interlocutori. Siamo sempre stati ragionevoli, ma ora e’ Telecom che deve dimostrare la propria disponibilita’. Scioperiamo per sostenere le nostre controproposte: si possono ottenere gli stessi risparmi con soluzioni differenti da quelle che l’azienda vuole imporci.
Uno dei nodi che rendono incerto il futuro di Telecom e’ lo scorporo della Rete: il governo lo sta studiando, Franco Bernabe’ sembra pero’ decisamente contrario. Il sindacato da che parte sta?
Siamo contrari. Con la separazione della rete non sarebbero garantiti i nuovi servizi ne’ gli investimenti futuri. Inoltre, lo scorporo provocherebbe come minimo 25 mila esuberi. C’e’ poi da fare un considerazione di tipo politico: chiedersi cosa comporterebbe l’intervento sulla rete nel settore dell’informazione, della tv, della pubblicita’. Si potrebbe pero’ trovare una formula simile a quella individuata per British Telecom: il regolatore britannico delle tlc, per accelerare il lancio delle reti di nuova generazione, ha deciso che l’operatore storico, Bt, appunto, potra’ fissare i prezzi di accesso all’ingrosso, in modo da avere un ritorno che rifletta i costi e i rischi della costruzione di nuove infrastrutture. In Italia si potrebbe fare qualcosa del genere, magari in maniera graduale.
Telecom ha appena deciso di riconoscere un indennizzo ai lavoratori che sono stati ‘’spiati’’ nel corso della precedente gestione. Come valutate questa iniziativa?
E’ merito del sindacato, che con i propri avvocati ha promosso le cause legali e avviato le diffide perche’ l’azienda riconoscesse i danni provocati ai lavoratori. Telecom riconosce i danni, perche’ teme le cause. Una nostra vittoria piuttosto netta, stavolta.
Torniamo allo sciopero. Che previsioni di adesione avete?
E’ uno sciopero unitario. E l’80% circa dei dipendenti Telecom e’ iscritto a una delle tre confederazioni. L’azienda sbaglierebbe a considerarlo solo un esercizio rituale.