Il Governo ha da poco approvato alcuni correttivi al Testo unico sulla sicurezza sul lavoro. Walter Schiavella, segretario generale della Fillea Cgil pensa che il provvedimento “è coerente con la linea del Governo di diminuzione degli investimenti e attenuazione delle regole”. Vi è qualche lato positivo? Sicuramente l’introduzione della patente a punti per le imprese edili risponde alle richieste dei sindacati. Il problema è che se non si modifica il quadro complessivo anche questa novità non muterà profondamente la situazione nell’edilizia. Quali cambiamenti chiede il sindacato? Principalmente il sindacato chiede che si introducano sistemi di qualificazione delle imprese tarati non solo sulla sicurezza. In Italia vi è troppa frammentazione tra le imprese, per accedere alla professione basta registrarsi alla Camera di Commercio. La Fillea chiede invece che venga introdotto un diverso sistema di selezione delle imprese che accedono alla professione. Per esempio introducendo criteri qualitativi diversi da quelli esistenti. Quali oggi sono i criteri ? Oggi oltre alla registrazione alla Camera di Commercio, esiste una certificazione (Soa) fatta da imprese private sul fatturato delle imprese che vogliono partecipare ad appalti pubblici. Noi riteniamo che questo sistema sia sbagliato perché non guarda alla reale qualità dell’impresa che potrebbe avere un buon fatturato grazie a risparmi sulla qualità dei materiali o l’utilizzo di lavoro nero. Funziona oggi l’apparato di controllo? Non molto bene e questo finirà per limitare ancora di più gli effetti della patente a punti. Quali sono gli altri problemi del settore? È molto importante che venga eliminato il criterio degli appalti al massimo ribasso, perché favoriscono il risparmio sulla qualità dei materiali e il lavoro nero. La criminalità organizzata è favorita dagli appalti al massimo ribasso? Certamente, le imprese legate alla criminalità organizzata, che sono un vero flagello nel nostro paese, hanno dei costi molto minori e quindi possono permettersi di fare offerte moto vantaggiose. Funzionano i controlli come il certificato antimafia? Non abbastanza da debellare il fenomeno, in alcune aree del paese le imprese vicine alla criminalità hanno quasi il monopolio di alcuni settori come il calcestruzzo. Tornando al lavoro nero pensate che la regolarizzazione delle badanti debba essere allargata anche agli immigrati illegali che lavorano in edilizia? Certamente si. Secondo stime sindacali 1/3 dei lavoratori del settore lavora in nero. Di questi 2/3 sono immigrati illegali. L’edilizia sopravvivrebbe senza l’apporto degli immigrati? Assolutamente no, si pensi che solo quelli regolari sono ormai già il 30% del totale e in alcune aree del Veneto rappresentano ormai il 70% della forza lavorativa totale. La presenza degli immigrati nel settore è talmente vitale che nel decreto sicurezza, in cui il Governo ha tentato di inserire norme propagandistiche che obbligavano medici e scuole a denunciare gli irregolari, non è stata prevista alcuna norma che obblighi a fare altrettanto nel settore edile. Cosa ne pensa del piano casa e della sua attuazione da parte del Governo? La situazione è molto variegata e dipende da regione a regione. Sicuramente alcune regioni hanno esagerato nel diminuire i controlli ambientali paesaggistici e di qualità. Il piano può essere utile a superare la crisi? In questo momento l’edilizia ha perso la sua funzione di bene rifugio, infatti non vi sono nel Paese le risorse economiche da investire. Avremmo preferito si investisse in un piano di edilizia pubblica. Sono, infatti, quattro milioni gli italiani che attualmente pur avendo i requisiti per un alloggio pubblico non lo hanno. Luca Fortis |