La storia della trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici sembra già scritta. Perché Federmeccanica ritiene di dover applicare le regole che la categoria si è data con gli accordi del 22 gennaio e del 15 aprile. Di qui la necessità di respingere la piattaforma della Fiom e rivedere, alla luce di quelle regole, le richieste di Fim e Uilm. Roberto Santarelli, direttore generale di Federmeccanica, non prevede di dover seguire vie alternative. E se poi si volesse cercare un’intesa più generale, capace di raccogliere il massimo di coesione sociale, questo, ritiene, non è compito che spetta alle singole categorie.
Santarelli, come si svolgerà domani il secondo incontro per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici?
Nel solco di quanto già occorso nel primo incontro. In quell’occasione il presidente Ceccardi ha dato efficace rappresentanza delle difficoltà economiche del settore, che hanno trovato conferma in questo lasso di tempo. E soprattutto ha indicato con precisione la nostra posizione in merito allo svolgersi del negoziato.
In quali termini?
Noi abbiamo ricevuto due piattaforme, una di Fim e Uilm, l’altra di Fiom. Quest’ultima non può essere oggetto di trattativa, per motivi di metodo e di merito. Perché si riferisce a una durata solo biennale e perché avanza richieste troppo onerose.
L’altra invece?
Quella di Fim e Uilm invece, pur presentando delle criticità, è utile per un confronto in quanto traduce, anche se in modo imperfetto, i termini degli accordi del 15 aprile.
Quindi la Fiom è esclusa dal confronto?
No, la Fiom è sempre invitata, domani e a tutti gli incontri. Ma noi ribadiremo che la loro piattaforma non può essere discussa.
Quindi parlerete solo della piattaforma di Fim e Uilm?
Sì, indicheremo quali delle loro richieste sono praticabili, quali no, quali approfondimenti sono necessari.
Quali sono le richieste che non potete accettare?
Per esempio quella che prevede una sperimentazione di trattativa territoriale in dieci territori. A nostro avviso non è accettabile.
Perché temete un terzo livello di contrattazione?
Perché non è nelle nostre regole. Non c’è un pregiudizio rispetto alla contrattazione territoriale, a patto però che si tratti di un’alternativa alla contrattazione nazionale.
Non accettate che si tratti sia a livello territoriale che nazionale?
No, il sindacato deve scegliere o si tratta nel territorio o si tratta a livello nazionale. Fermo restando che solo il livello aziendale è quello che può garantire uno scambio efficace tra produttività e salario.
Di cos’altro parlerete nel dettaglio?
Per esempio, di salario. noi abbiamo un 2010 già molto difficile, non possiamo prevedere altri oneri l’anno prossimo sulle aziende. L’ultima tranche del vecchio contratto viene pagata adesso a settembre e siamo in piena crisi.
Ma quelle richieste salariali sono nelle regole dell’accordo di aprile? Applicano l’Ipca?
Il richiamo formale che loro fanno è all’Ipca, per cui chiedono un aumento del 6% nei due anni. Ma i conti non tornano se si calcola questa percentuale. Dobbiamo verificare come sono arrivati a quella richiesta. Potrebbero aver chiesto un recupero se l’inflazione reale è stata superiore a quella programmata. Insomma, dobbiamo verificare. Comunque, non sono differenze enormi.
Si è parlato a lungo di far slittare di uno o due anno il rinnovo di questo contratto. Voi sareste favorevoli?
Noi ci siamo dati delle regole, che sono state approvate all’unanimità. La strada resta quindi quella, non sono previste alternative. Certo, la crisi ha colpito duro e c’è un grande bisogno di coesione sociale e di grande collaborazione tra le parti sociali. Se ci fosse un sistema per far rientrare la frattura dei due accordi che la Cgil non ha firmato, quelli del 22 gennaio e del 15 aprile, noi saremmo molto interessati, ma non è possibile delegare questa operazione di ricompattamento alle singole categorie.
Massimo Mascini