La ricerca di cui nel volume vengono presentati i risultati analizza l’evoluzione delle relazioni industriali e nel settore elettrico nel periodo 1987-2007. Essa costituisce la prosecuzione di una analoga ricerca su Le relazioni industriali in Enel che copriva il periodo 1963-1986. Pur ponendosi in linea di continuità con l’indagine precedente, quella attuale allarga l’osservazione alle vicende del settore elettrico che riguardano oltre l’Enel anche le ex azienda municipalizzate.
Tali vicende, caratterizzate da cambiamenti sia istituzionali che strutturali non meno rilevanti di quelli che avevano dato vita all’Enel, delineano oggi – a giudizio degli Autori – uno scenario di convergenza delle imprese e degli attori, verso un settore elettrico armonizzato anche sotto il profilo delle relazioni industriali.
L’interesse per questo ‘caso’ è accresciuto dal fatto che nel periodo considerato l’Enel e l’intero settore elettrico hanno subito profonde trasformazioni, decise dal potere politico nell’ambito di più generali processi di liberalizzazione e di internazionalizzazione, hanno dato luogo a radicali modifiche degli assetti aziendali e dei rapporti con il mercato: basti pensare alla separazione della produzione, trasmissione, distribuzione e vendita dell’energia elettrica e alle svariate operazioni societarie che ciò ha comportato (cessioni, fusioni, incorporazioni) e ben si comprende come novità così decisive abbiano avuto ovvi e diffusi effetti sulle relazioni industriali.
Benché l’importanza delle variabili istituzionali e normative fosse già emersa nella precedente ricerca Enel, la complessiva inversione del senso di marcia che si è registrata nel settore elettrico – dalla nazionalizzazione alla liberalizzazione – rende questo caso davvero speciale, nel senso che offre l’opportunità di studiare l’evolversi dei rapporti di lavoro in un contesto di forti discontinuità e di verificare la reattività e la rispondenza (quindi l’efficacia e l’utilità) del sistema di relazioni industriali.
La ricerca precedente aveva segnalato la capacità di adattamento delle relazioni industriali Enel alle grandi trasformazioni indotte dalla nazionalizzazione attraverso la costruzione di un sistema unitario a partire dalla diversità di tradizioni preesistenti nelle aziende private. Le trasformazioni successive (privatizzazione, societarizzazione, liberalizzazione, internazionalizzazione) portano un segno diverso, e per certi versi opposto, configurando un terreno di gioco meno favorevole alla configurazione di un modello cooperativo di relazioni industriali. Novità e rischi di queste trasformazioni coinvolgono direttamente i sindacati, sollecitando in particolare le organizzazioni di categoria a superare la tradizionale vocazione “aziendal-settoriale” e assecondando, da un lato, il processo di liberalizzazione e, dall’altro, difendendo e salvaguardando i propri ambiti di rappresentanza.
Le analisi contenute nel volume mostrano la pervasività delle trasformazioni e la complessità delle ricadute sulle relazioni industriali, segnalando un percorso tormentato, interrotto da fratture in concomitanza con i momenti di più forte discontinuità istituzionale. Tuttavia, ciò che contrassegna queste vicende è una continuità nella trasformazione. Ciò conferma la capacità di tenuta e di adattamento del sistema costruito e utilizzato nei decenni precedenti. Che le possibilità e i margini di adattamento al nuovo contesto non fossero scontati risulta chiaro da atteggiamenti conflittuali e tensioni politiche percepibili nel contesto più generale e chiaramente visibili nelle vicissitudini negoziali di altre aziende italiane ugualmente interessate da processi di societarizzazione e liberalizzazione.
Gli autori si interrogano nell’indagine sui fattori che hanno contribuito a definire questo percorso che potrebbe considerarsi una ‘storia di successo’ delle relazioni industriali in ambito Enel e che si estende anche al settore elettrico: le tendenze rilevate – questa è la loro opinione – sono state sostenute, per un verso, da un accorto dosaggio tra maggiore autonomia manageriale nella gestione delle risorse umane e relazioni sindacali di ‘alto profilo’; per altro verso dalla qualità e dalla cultura del personale, caratteristica che configura i dipendenti Enel come un corpo dotato di forte identità professionale. Tali ‘caratteri’ professionali hanno radici profonde nella storia aziendale e si mantengono, a giudizio degli autori, nonostante le variazioni del contesto e della composizione del personale. La loro importanza è segnalata da tutti gli attori con una valutazione convergente che conferma il loro significato fondativo di un sentire comune.
Più delicate sono le prospettive di evoluzione di questa storia. Una evoluzione delle relazioni industriali verso modelli partecipativi ‘forti’ sul modello della società europea, basati cioè su un coinvolgimento più intenso delle rappresentanze sindacali nelle scelte dell’impresa appare improbabile nel settore elettrico oltre che nel contesto nazionale. Più probabile una conferma dell’assetto collaborativo-conflittuale del settore elettrico e il permanere di forme partecipative ‘deboli’, che sembrano peraltro in grado di fronteggiare le turbolenze esterne meglio di quanto non riescano a fare gli assetti prevalenti nel nostro sistema nazionale. Gli autori individuano indizi che sembrerebbero confermare tale ipotesi nelle esperienze internazionali in cui si riscontra una buona tenuta di assetti di relazioni industriali fondati sul perseguimento di alti standard di qualità produttiva e professionale, condivisi fra le parti sociali e sostenuti da forti legami di affidamento reciproco costruiti nel tempo.
La ricerca di alte performance qualitative – concludono gli autori – e la valorizzazione delle professionalità industriali e collettive sono d’altronde risorse gloriose delle origini, sia per il mondo sindacale che per le relazioni industriali. Sembra ragionevole credere che possano riprodursi in forme nuove anche oggi.
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