Il 60% dei lavoratori, ossia 6 su 10, afferma di essere insoddisfatto del proprio pacchetto retributivo. E il malcontento è maggiore tra coloro che percepiscono solo la retribuzione fissa. È questo il quadro che emerge dalle anticipazioni del Salary Satisfaction Report dell’Osservatorio JobPricing e Infojobs, che ha riguardato 4mila addetti.
Negli ultimi due anni l’Osservatorio ha registrato un aumento del livello di soddisfazione, che rispetto al 2024 è cresciuto di 0,2 punti. Questa leggera inversione di tendenza può essere collegata al fatto che lo scorso anno la RAL, la retribuzione annuale lorda, è cresciuta del 3,3%. Gli aumenti retributivi legati ai rinnovi contrattuali hanno, in parte, mitigato gli effetti nefasti dell’inflazione sulle buste paghe. Tutto questo spiegherebbe come, in uno scenario di lieve miglioramento, permanga ancora un forte senso di scontentezza.
Il salario rimane cosi una delle principali leve che spingono una persona a preferire un posto di lavoro rispetto a un altro, a cambiarlo o a restare. Nello specifico quando si tratta di selezionare e cambiare un’occupazione la retribuzione è il primo aspetto al quale si guarda, mentre chi opta per rimanere nell’azienda presso la quale è già impiegato lo fa per le relazioni positive, la flessibilità oraria e solo al terzo posto per lo stipendio.
Il Report, inoltre, raffronta quelli che sono gli elementi che un’azienda mette in risalto per attrarre nuovi candidati e quello che, invece, i candidati cercano, sottolineando tra le due prospettive una certa divergenza. Le prime puntano sulla formazione e la crescita professionale, il sistema dei valori, le retribuzione, la conciliazione e i benefit. Mentre i secondi mettono in cima alle loro preferenze il work-life balance, lo stipendio, la formazione e solo da ultimo i valori aziendali.
Questa distanza tra ciò che i candidati vorrebbero sapere e quello che le aziende invece comunicano si ritrova anche negli annunci di lavoro, dove i responsabili delle risorse umane non informa sul range retributivo, gli eventuali benefit, i percorsi di carriera e l’orario di lavoro, allentando così potenziali dipendenti che avrebbero le caratteristiche e le competenze per ricoprire quel ruolo.