Il diario del lavoro ha intervistato il segretario generale della Felsa Cisl, Daniel Zanda, in merito al mondo dei lavoratori somministrati, rappresentato e difeso dal sindacato. Per Zanda la rappresentanza in questo particolare segmento del mondo del lavoro, nel quale i contratti sono spesso a tempo determinato e di breve durata, è fondamentale.
Zanda, il mondo dei somministrati è atipico dal punto di vista delle relazioni industriali, come funziona?
Senza rischiare di scadere in tecnicismi, è bene distinguere i diversi segmenti e comparti all’interno del nostro ambito di rappresentanza: ciascuno, infatti, ha le proprie peculiari caratteristiche e le relazioni industriali si declinano di conseguenza. Quando guardiamo al mondo della somministrazione delle agenzie per il lavoro possiamo vedere che, dal punto di vista dell’impianto contrattuale, è il più vicino al mondo del sistema delle relazioni industriali più o meno classiche. Questa considerazione trova la propria giustificazione nel fatto che esiste una controparte ben definita, per la precisione le associazioni di rappresentanza delle agenzie per il lavoro; inoltre, trattandosi di rapporti di lavoro dipendente, il sistema è imperniato su contratto collettivo nazionale.
Un mondo però fatto di contratti a termine, con tempi brevi di lavoro, difficile da tutelare e rappresentare.
È così, tanto che abbiamo provato a declinare strumenti, attività e azioni adatti a rappresentare un mondo del lavoro essenzialmente temporaneo: i lavoratori in somministrazione sono quasi tutti con rapporti di lavoro a tempo determinato o, in ogni caso, con un’assegnazione presso una singola azienda di natura temporanea, limitata nel tempo, anche nel caso in cui i lavoratori abbiano un contratto a tempo indeterminato con l’agenzia. Quindi, sul fronte delle tutele, abbiamo costruito, assieme alle associazioni di rappresentanza delle agenzie per il lavoro, una bilateralità robusta e strutturata: l’Ente bilaterale EBITEMP.
Come funziona l’Ente?
Grazie all’Ente abbiamo costruito un sistema di welfare contrattuale complementare che oggi vanta 18 prestazioni integrative, tra le quali possiamo annoverare tutela sanitaria, sostegno al reddito, accesso al credito, rimborso per le spese dei trasporti e molte altre ancora. Frequentemente, l’elemento che caratterizza queste prestazioni è proprio quello di andare a coprire anche le fasi di difficoltà di queste persone, cioè quando il contratto, il rapporto di lavoro giunge a scadenza.
Prendiamo la tutela sanitaria, come la collegate con un contratto in scadenza?
La nostra tutela sanitaria non è attiva solamente durante il rapporto di lavoro, ma copre anche i 120 giorni successivi alla scadenza del rapporto di lavoro.
Esistono tanti altri casi dove delle nostre prestazioni operano anche alla fine del contratto.
Ad esempio?
Il primo esempio che mi viene in mente è la tutela sulla maternità. Funziona in questo modo: se ad una lavoratrice scade il contratto nei primi 180 giorni di gravidanza, e la stessa non ha diritto alla maternità obbligatoria, la bilateralità le garantisce un sostegno pari a 2.800€. Un’altra prestazione che merita una citazione è il sostegno al reddito, con la quale vengono garantiti 1.000€, in aggiunta all’indennità di disoccupazione, per chi ha lavorato almeno cinque mesi in somministrazione. Ancora, ci sono prestazioni che si attivano anche in presenza di contratti molto brevi, come il contributo per l’asilo nido: il lavoratore o la lavoratrice può richiedere un contributo per le spese di asilo nido del proprio figlio fino a 150€ al mese, se in quel mese ha lavorato almeno sette giorni in somministrazione. In sostanza, la caratteristica peculiare di queste prestazioni è quella di essere state modellate, tramite la contrattazione, sulla popolazione di riferimento, cioè su persone con rapporti a scadenza o di breve durata. Lo scopo di queste prestazioni di natura economica è in qualche modo di sopperire, di alleviare il disagio tipico del rapporto di lavoro a termine.
La rappresentanza per i lavoratori somministrati è sempre stata difficile da ottenere, qual è la vostra situazione?
Da dieci anni a questa parte è diventato un fenomeno non più episodico ma, finalmente, quotidiano. Una costruzione di una vera e propria rappresentanza, fatta non solo di iscritti, ma anche di delegati, cioè di rappresentanti sindacali aziendali o rappresentanze sindacali unitarie, elette dagli stessi lavoratori. Per quanto ci riguarda è un grande elemento di orgoglio come organizzazione. Ricordiamoci che più di vent’anni fa, quando nasceva il lavoro interinale, pochissimi ritenevano che questi lavoratori si sarebbero riusciti ad avvicinare al sindacato, quasi nessuno immaginava che sarebbe stato possibile costruire una loro rappresentanza sindacale nel senso classico del termine.
Quindi in questo periodo vedete in crescita la rappresentanza
Si, solo l’anno scorso abbiamo eletto nominato quasi 100 nuovi rappresentanti sindacali dei somministrati in tutta Italia. Ad oggi noi abbiamo circa 250 delegati sparsi sul territorio nazionale, tra rappresentanti sindacali aziendali e rappresentanze sindacali unitarie.
Mediamente, ogni settimana noi nominiamo un nuovo delegato all’interno dei contesti di lavoro più diversificati: dalle aziende metalmeccaniche al pubblico impiego, passando per logistica, telecomunicazioni, terziario, tessile e chimica.
Avete un turn over importante considerata natura corta in termini di tempo dei contratti di lavoro
Il turnover è inevitabile e connaturato alla tipologia contrattuale, ma riscontriamo che nella maggioranza dei casi i delegati mantengono una forte appartenenza alla CISL. Questo significa che, quando vengono stabilizzati, proseguono un percorso di militanza presso la nuova categoria di appartenenza oppure, se vengono ricollocati presso un’altra realtà aziendale sempre con contratto di somministrazione, rinnovano il loro impegno con la FeLSA CISL.
In che senso?
Prendiamo ad esempio un lavoratore implicato con la nostra organizzazione sindacale, diventato delegato quando era somministrato: una volta diventato dipendente diretto, forte della sua esperienza sindacale, nel 90% dei casi dà la propria disponibilità per diventare un delegato per l’organizzazione sindacale più “classica”.
Quindi diventate una specie di fucina sindacale.
Esattamente, i delegati si fanno le ossa dentro il mondo del lavoro atipico. Spesso, ma un poco di meno rispetto al passato, permane una fascia d’età piuttosto giovane chi vive la somministrazione. Di conseguenza, spesso si tratta di persone alle prime esperienze, sia nel mondo del lavoro che in quello sindacale.
È quasi un peccato che “perdiate” diciamo il forgiato sindacale, cioè i vostri delegati faticosamente formati. Certo, rimane sempre una positiva diffusione della rappresentanza in generale, ma la vostra organizzazione non ne risente?
È tutto collegato, tutto fa parte del buon esito della costruzione di una rappresentanza. Perché la capacità di costruire una rappresentanza per i lavoratori somministrati non passa solo dall’avere una buona capacità di intercettare, capire, comprendere i bisogni da parte del sindacato dei somministrati; al contrario, passa necessariamente anche dall’avere una buona collaborazione nei luoghi di lavoro con le altre categorie sindacali. La titolarità di interlocuzione diretta con l’azienda, infatti, rimane propria delle altre categorie. Quindi è di grande aiuto il fatto che ad animare la vita sindacale nelle aziende siano persone che abbiano una sensibilità e una conoscenza del mondo somministrato e che stanno fuori dal rigido perimetro della nostra Felsa.
Può fare un esempio?
Poniamo il caso di un sindacalista della Fim Cisl che va a negoziare il contratto integrativo. Se in passato è stato un sindacalista della Felsa, conoscendo la rappresentanza e il mondo nella somministrazione, sapendo cosa implica la presenza di lavoratori somministrati in azienda, probabilmente sarà più attento nel garantire anche negli accordi di secondo livello una parità di trattamento per tutti, somministrati compresi. Di fatto, negozia a tutto tondo e per tutti i lavoratori presenti in azienda.
Avere sindacalisti con sensibilità e capacità di cogliere i problemi del nostro mondo del lavoro è un elemento tutt’altro che secondario. Uno dei temi cardine della nostra attività sindacale è proprio la parità di trattamento dei lavoratori somministrati con i dipendenti diretti.
Nei vari accordi risulta la vostra firma?
Ci troviamo in una situazione molto artigianale e variabile: in alcuni casi firmiamo congiuntamente alla categoria dei diretti, con le imprese utilizzatrici e anche con le agenzie per il lavoro, in altri gli accordi aziendali sono firmati dall’impresa utilizzatrice e da una delegazione di rappresentanti sia dei dipendenti diretti che dei lavoratori somministrati. Quindi, ad oggi, non mancano esperienze nelle quali vengono sottoscritti e formalizzati accordi di secondo livello. Dal punto di vista formalmente più ortodosso, noi dovremmo sottoscrivere gli accordi laddove c’è anche la nostra controparte naturale, che sono le agenzie per il lavoro. Mettiamo la firma anche come atto di recepimento di un accordo sottoscritto tra i sindacati “classici” e l’azienda, dove noi possiamo appunto recepire queste norme per i lavoratori somministrati con le agenzie per il lavoro.
Oltre l’Ente bilaterale per il welfare, avete anche un secondo Ente specializzato nella formazione. Come funziona?
È finanziato dalle agenzie per il lavoro, calcolando il 4% dell’imponibile delle retribuzioni dei lavoratori. L’Ente di chiama Formatemp, che si occupa di erogare i corsi di formazione e rilasciare ai lavoratori e disoccupati un digital badge, libretti formativi digitali che attestano i moduli frequentati. L’ente ha un compito delicato e di assoluta importanza, perché forma soprattutto le persone che sono in procinto di iniziare a lavorare. La caratteristica di Formatemp proprio il focus sulla formazione per i candidati a missione, per persone disoccupate che presto o tardi verranno immesse nel mondo del lavoro dalle agenzie. Inoltre, attraverso la contrattazione abbiamo costruito una tutela di outplacement per i lavoratori che fanno almeno cinque mesi in somministrazione: il lavoratore, allo scadere del suo contratto, ha diritto a poter richiedere a qualsiasi agenzia per il lavoro, anche diversa da quella con cui ha lavorato in precedenza, un pacchetto di servizi al lavoro finalizzato alla sua ricollocazione. Questi servizi spaziano dall’orientamento, al bilancio di competenze, alla ricerca attiva del lavoro e alla formazione professionale.
Come si avviano i percorsi di risoluzione delle problematiche nel settore della somministrazione?
Questo è un altro tema non secondario e banale, perché sono quasi tutti lavoratori che hanno un contratto in scadenza. Si può ben immaginare come possano avere il timore di alzare il dito e puntarlo sulle varie problematiche.
Per quanto bisogna tener conto che i lavoratori in somministrazione sono presenti in tutti i settori merceologici, risentendo inevitabilmente delle diversità e specificità degli stessi, non vi è dubbio che i somministrati e i loro rappresentanti sindacali sono sicuramente in una situazione di maggiore fragilità e vulnerabilità. Si tratta di mantenere un delicato equilibrio, bilanciando la giusta intransigenza nel porre le questioni più scottanti con il necessario realismo nel costruire le soluzioni.
Emanuele Ghiani