Le polemiche sollevate nel mondo della scuola contro l’ordinanza del ministro Bianchi sullo svolgimento dell’esame di maturità costituiscono l’occasione per analizzare l’impatto sugli studenti dell’insegnamento in DaD durante la pandemia. È noto che, alla fine del giugno scorso, l’Italia aveva accumulato 18 settimane di chiusura effettiva delle scuole, rispetto a 14 settimane in media nei Paesi dell’Ocse. Solo la Cina ci ha battuto. Sappiamo anche che l’insegnamento in Dad è stato caratterizzato da esperienze molto diversificate, spesso affidate alla buona volontà e all’impegno degli insegnanti, del personale amministrativo e dei dirigenti scolastici. Ciò premesso non soffermarmi più di tanto sui contenuti del dibattito in corso o sul parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione o sulle ragioni fatte valere dagli studenti, anche se trovo incomprensibile l’ostilità emersa per la seconda prova scritta, come se per riportare le proprie idee su di un foglio protocollo dovesse rappresentare un impegno difficile da sostenere. Ma se così fosse davvero – anche i sindacati sembrano essere di questo parere – ciò significherebbe che non vi è solo un analfabetismo di ritorno, ma anche uno “di partenza”. La scrittura non può diventare un handicap. Ci aiuta nell’analisi il Report preliminare dell’INDIRE riguardante “Impatto della Pandemia sulle Pratiche Didattiche e Organizzative delle Scuole Italiane nell’Anno Scolastico 2020/21″. Si tratta di una ricerca ad ampio spettro (analizzata e commentata per ciascun argomento da diversi autori) che ha coinvolto un numero importante di docenti in tutto il territorio nazionale su questionari riferiti all’insieme delle esperienze compiute in DaD.
I dati si propongono di essere rappresentativi dell’intera popolazione scolastica docente a tempo indeterminato, non di sostegno, delle scuole statali primarie e secondaria di primo e secondo grado, che nell’anno scolastico 2019/2020 ammontava a poco più di 550.000 unità. In tale anno scolastico gli insegnanti erano ripartiti secondo le dimensioni area geografica, ordine di scuola e classe di età, nel modo seguente: · Nord Ovest 23,6%, Nord Est 16,6%, Centro 19,6%, Sud e Isole 40,2%; · Scuola primaria 37,5%, scuola secondaria di primo grado 23,4%, scuole secondaria di secondo grado 39%; · Fino a 44 anni 19,5%, da 45 a 54 anni 35,9%, oltre 54 anni 44,6%. All’indagine relativa all’anno scolastico 2020/2021 hanno risposto 2.546 docenti – 1.994 femmine e 552 maschi – così distribuiti per ordine di scuola: il 26,8% appartenente alla scuola primaria, il 20,3% alla scuola secondaria di primo grado e il restante 52,9% alla scuola secondaria di secondo grado.
L’impatto sugli studenti è considerato con riguardo al vissuto e percepito dei docenti che li hanno accompagnati in questo secondo anno di pandemia. Le dimensioni messe in luce sono quelle già evidenziate nell’indagine 2020, e ulteriormente approfondite rispetto a due domande distinte. La prima mette in luce gli aspetti più personali e soggettivi degli studenti, la seconda domanda circoscrive gli aspetti legati alla didattica e all’interazione nel contesto scolastico. Gli item della prima domanda si soffermano sull’impatto della DaD sulla “propensione a fare da soli”, sulla “propensione alla socializzazione”, evidenziano la “capacità di lavorare in gruppo” e la “capacità a porsi come leader”, oltre che approfondire le “competenze digitali”. In generale e in modo diffuso per tutti gli ordini, la dimensione in cui i docenti hanno rilevato una crescita significativa è la competenza digitale degli studenti, ambito di cui si osserva il maggiore divario (in media il 75%) rispetto agli altri dati. I docenti hanno tuttavia rilevato un peggioramento nella capacità di lavorare in gruppo e nella propensione alla socializzazione sia nella scuola primaria (24,7 % e 18,2%) sia nella scuola secondaria di primo grado (31,1% e 33,6%). Per la scuola secondaria di secondo grado, invece, i dati sono più allarmanti, in quanto i docenti hanno dichiarato che il 41,2% degli studenti ha avuto problemi di socializzazione e il 26,1% ha avuto difficoltà a lavorare individualmente. La propensione alla socializzazione decresce al crescere degli ordini di scuola, (dal 18,8% di peggioramento nella primaria al 33,6% nella secondaria di primo grado fino al 41,2% nella secondaria di secondo grado) con tutta la dirompente pesantezza di tale evidenza nelle vite degli adolescenti e pre-adolescenti in un’età formativa e di piena costruzione del sé derivante dalla relazione coi pari. Ulteriore dimensione che vede un peggioramento al crescere degli ordini di scuola è la propensione a porsi come leader (il peggioramento viene segnalato dal 9,4% dei docenti della primaria, dal 17,5% dei docenti della secondaria di primo grado e dal 21,7% dei docenti del secondo grado): il riscontro del percepito e del vissuto dei docenti rispetto ai loro studenti è coerente con riferimento alle diverse dimensioni della costruzione del sé dei ragazzi; nella scuola della pandemia gli studenti sono in sofferenza in modo crescente in relazione all’età.
La seconda domanda relativa agli impatti della DaD sugli studenti – già presente nel report 2020 – concerne gli aspetti più didattici e legati alle espressioni scolastiche dei ragazzi: le dimensioni esplorate riguardano il vissuto e il percepito dei docenti nei confronti dei propri alunni rispetto al 1) livello degli apprendimenti, 2) l’autonomia e la responsabilità, 3) la qualità dell’interazione, 4) la qualità dell’attenzione, 5) la motivazione e il coinvolgimento.
L’autonomia e la responsabilità sono dimensioni che mostrano un andamento omogeneo nei tre ordini di scuola: peggiorano secondo il 30,7% dei docenti (primaria), il 33,4% (secondaria di primo grado) e il 39,4% (secondaria secondo grado), restano invariate per quasi il 40% alla primaria e per il 36,8% nel I e II grado; migliorano per il 30% circa in tutti gli ordini. Per quanto riguarda l’influenza della Didattica a Distanza e/o Digitale su alcuni aspetti della partecipazione e degli apprendimenti degli studenti, in base al giudizio dei docenti, l’impatto sui livelli di apprendimento non è stato incoraggiante: per la scuola primaria questi sono rimasti invariati (46,9%) o peggiorati (48,8%). Il dato più significativo riguarda la scuola secondaria di primo grado, in cui i livelli risultano invariati per il 35,5%, e peggiorati per il 60%. Per la scuola secondaria di secondo grado i livelli sono rimasti invariati per il 33,8%, ma in netto peggioramento per il 60,6% dei rispondenti. I dati più allarmanti riguardano la difficoltà degli studenti a prestare attenzione online: nella scuola primaria il 60,7% dei docenti asserisce che gli studenti hanno difficoltà a concentrarsi, nella scuola secondaria di primo grado il 73,4%, per arrivare al 75,9% degli studenti della scuola secondaria di secondo grado. Questo dato può essere letto affiancandolo alla scarsa motivazione ad apprendere online e alla mancanza di coinvolgimento. Nella scuola primaria il 38,7% dei docenti affermano che gli studenti non si sentono coinvolti, nella scuola secondaria di primo grado il 55,9% e nella scuola secondaria di secondo grado il 61,9%.
A fronte di quanto fin qui esposto, ci si può soffermare sui livelli di coinvolgimento e motivazione degli studenti percepiti dai docenti rispetto alle dimensioni di queste due domande: a fronte di un netto peggioramento della qualità dell’interazione e dell’attenzione, dei livelli di apprendimento raggiunti, e delle dimensioni precedentemente citate di peggiorata capacità a fare da soli, a socializzare, a porsi come leader, una consistente porzione dei docenti rileva come invariata la motivazione e il coinvolgimento (47,4% alla primaria, 36% al primo grado, 32,9% al secondo grado).
Secondo il Rapporto, un aspetto che richiede particolare attenzione per i docenti della scuola secondaria di secondo grado è proprio il carico di lavoro degli studenti (55,3%); è da considerare che in questo ordine scolastico, l’intera popolazione studentesca e insegnante è stata impegnata per periodi prolungati in un’attività didattica svolta al 100% a distanza. I docenti hanno poi dato un supporto di carattere formativo ai loro studenti (49,4%) concentrandosi in particolare sugli studenti DSA (49,9%) e BES (40,8 %). In questo ordine di scuola compare un’attenzione particolare del singolo docente per gli alunni a rischio abbandono (33,8%). Interessante forse notare come la necessità del supporto formativo cresca all’avanzare dell’ordine scolastico, dato in linea con altri studi come quello sulle prove Invalsi, che hanno messo in evidenza come nella scuola primaria studentesse e studenti abbiano sofferto meno, durante questo periodo di pandemia e di cambiamento delle modalità didattiche, in termini di declino delle competenze, anche forse perché meno interessati, salvo i periodi di quarantena, dalla esclusività della DaD.
E’ importante che sia a disposizione, per i decisori, una indagine tanto articolata, basata sulle esperienze di chi ha combattuto la battaglia della DaD, ricavandone la convinzione – crediamo – che l’insegnamento in presenza garantisca sicuramente un impatto formativo più adeguato per gli studenti di ogni ordine e grado e per l’efficacia del lavoro dei docenti. La maggiore confidenza con le nuove tecnologie – il principale risultato consentito dalla DaD – non va sprecata, ma può essere solo complementare rispetto all’insegnamento vis à vis.
Giuliano Cazzola