Ci mancava solo il Presidente patriota per aprire l’ennesimo dibattito, vuoto nei contenuti e pieno di propaganda retorica. Politici e intellettuali che da una settimana discutono su cosa voglia dire un Presidente patriota, cosa sia il patriottismo oggi, chi sarebbero i patrioti della nostra epoca, a chi insomma si riferiva Giorgia Meloni quando ha tirato fuori questo suo ultimo slogan chiudendo la festa di Atreju. Ovviamente riempiendo le loro analisi storico-politico di ipotesi e di riferimenti alla nostra storia, come se uno qualsiasi dei patrioti del passato, uno di quegli eroi morti per la patria, possano sul serio avere qualcosa in comune con la leader di Fratelli d’Italia o con colui che lei stessa ha citato come un verto patriota: Silvio Berlusconi. Il quale, solo per ricordare un episodio accaduto in tv 21 anni fa, neanche sapeva che il padre dei fratelli Cervi (loro sì veri patrioti trucidati dai nazisti) fosse morto da molto tempo: “Sarò felicissimo di incontrare papà Cervi…”. E forse, chissà, neanche sapeva chi fossero quei sette fratelli.
Giorgia Meloni è diventata una politica abile, svelta e intelligente, che conosce l’arte della tattica (la strategia non sappiamo), sa come arrivare al cuore, anzi alla pancia di una parte degli italiani, gode della sua rendita che le garantisce il fatto di essere l’unico o quasi partito di opposizione al governo Draghi, e quindi a tutta la maggioranza di larghe intese. Non a caso da mesi i sondaggi la premiano, ormai viaggia intorno al 20 per cento: più della Lega e poco meno del Pd di Enrico Letta. Utilizza slogan semplici ed efficaci, anche se totalmente inapplicabili, tipo quello del blocco navale per impedire ai migranti di arrivare sulle nostre coste. Si reputa una paladina della libertà, soprattutto se si tratta di opporsi alle restrizioni decise dal governo, entrambi i governi degli ultimi due anni. Non ama i vaccini ma si è vaccinata, non sopporta il green pass, e ovviamente prende i suoi voti virtuali anche dal popolo no vax o no pass. Nega di essere antieuropeista ma in realtà lo è, non a caso il suo alleato principale è l’ungherese Viktor Orban, leader dei sovranisti.
Ecco appunto, il sovranismo. Un termine che da diversi mesi ha assunto un significato negativo per una gran parte dell’opinione pubblica, e che quindi andava modificato. Così la leader di Fratelli d’Italia ha tirato fuori il coniglio dal cilindro, e voilà: il sovranismo è diventato improvvisamente patriottismo. Che indubbiamente suona meglio, ha anche un sapore eroico, leggendario, mitico. Di conseguenza lei vorrebbe che il prossimo Capo dello Stato sia un patriota. Cioè un uomo che prima di tutto il resto si preoccupi della Patria, cioè dell’Italia e degli italiani. “Prima gli italiani”, era uno slogan di Salvini, adesso Meloni glielo sfila, lo manipola e lo trasforma: “Prima i patrioti”. I quali patrioti erano quelli che hanno combattuto contro gli stranieri che occupavano il nostro Paese, fossero spagnoli o francesi, austriaci o nazisti, chiunque insomma violava i nostri confini militarmente e pretendeva di comandare in Italia. Dal Risorgimento in poi, dalle guerre d’indipendenza al primo conflitto mondiale, fino alla Resistenza dei partigiani contro i nazifascisti, non pochi sono stati gli italiani che hanno sacrificato la loro vita per difendere la Patria. Ecco, loro erano veri patrioti (vero Giorgia?).
Ma oggi da chi dovremmo difenderci, e chi sarebbero i patrioti del nuovo millennio pronti a morire? E chi sarebbe l’uomo o la donna che dal Quirinale dovrebbe incarnare questa nuova suggestione lanciata strumentalmente sul mercato politico da Giorgia Meloni? E’ evidente che nella testa della leader di FdI, i nemici della Patria sono da una parte gli immigrati che “invadono” il nostro Paese e dall’altra le istituzioni europee che ci governano surrettiziamente senza essere state votate da nessuno. Verrebbe da sorridere se non ci fosse da piangere: come si può prendere sul serio chi pensa che qualche migliaia di infelici che rischiano la vita – e spesso la perdono – per cercare una vita migliore in Italia siano pericolosi invasori? Da quali difenderci in nome della Patria? Ma poi di quale Patria stiamo parlando, quella determinata dai nostri confini geografici? Confini che ormai hanno fatto il loro tempo, visto che non siano più né vogliamo essere una nazione a sé stante ma un pezzo dell’Europa, i cui confini sono molto più ampi di quelli della vecchia Italia? Confini non solo geografici ma soprattutto politici ed economici.
E allora è proprio questo il punto fondamentale che ha voluto sollevare la Meloni: il suo patriottismo è in realtà un’arma lanciata contro l’Europa che ci “invade” con le sue direttive e non ci consente di decidere da soli chi siamo e dove vogliamo andare. Lei invece vuole difendere “la nostra identità e le nostre radici: Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono italiana, sono cristiana. Non me lo toglierete! Non me lo toglierete!”. E ancora: “Coerenza è quando ciò che dici, ciò che pensi, ciò che fai, ciò che sei, vengono tutti dallo stesso posto. Quel posto per noi è l’Italia, per lei ci battiamo ogni giorno, da sempre e per sempre. E se ci darete una mano l’Italia la porteremo al governo”.
Così due anni fa in piazza San Giovanni, fu un discorso simbolo del sovranismo. Che però adesso si chiama patriottismo.
Riccardo Barenghi